Napoli – Continua, senza sosta, la scomparsa dei più antichi negozi presenti nel quartiere collinare del Vomero, al cui posto, in molti casi, sono sorte attività perlopiù per la somministrazione di cibi e bevande, che, con la presenza di gazebo, ombrelloni tavolini e sedie, hanno di fatto trasformato il quartiere collinare della Città, un tempo conosciuto come “quartiere dei broccoli” per la presenza di vasti appezzamenti di terreno, dove si coltivava questo ortaggio, in un vero e proprio fast food a cielo aperto “. A richiamare ancora una volta l’attenzione degli organi competenti sul grave problema è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da tempo segue la trasformazione subita dal terziario commerciale sulla collina vomerese.
Purtroppo, nel silenzio delle istituzioni preposte – prosegue Capodanno -, aziende che, in oltre mezzo secolo di vita, avevano reso famosi gli esercizi commerciali di tradizione del Vomero, continuano a scomparire. E l’elenco si aggiorna e si allunga continuamente con una preoccupante cadenza ravvicinata. Negli ultimi anni hanno chiuso il Bagaglino, Abet, Coppola, Daniele, il negozio di fiori Cimmino, nel solo tratto pedonalizzato di via Scarlatti, le librerie Guida in via Merliani e Loffredo in via Kerbaker. Per ricordarne solo alcune, tra le più rinomate e conosciute, ma l’elenco è molto più lungo “.
” L’ultimo esercizio di tradizione che ha chiuso di recente è un noto negozio di prodotti alimentari, che si trovava in via Cimarosa, al civico, 41, la salumeria e gastronomia Genovese, particolarmente apprezzata dalla numerosa clientela, oltre che per la cortesia e l’amabilità degli addetti anche per la quantità e la qualità dei prodotti alimentari, tipici della Campania. Peraltro posta in una posizione strategica, tra le funicolari Centrale e Chiaia, e quindi conosciuta anche dai molti turisti che arrivano al Vomero utilizzando i due impianti a fune. Un esercizio commerciale che, stando a quando si legge sul sito internet, era presente fin dal 1967, quindi con oltre mezzo secolo di vita. Una scomparsa che ha lasciato un grande vuoto tra i tanti estimatori dei prodotti e della buona cucina napoletana.
Una trasformazione quella settore commerciale nell’ambito della municipalità collinare che ha subito un’improvvisa ed emblematica impennata a partire dall’inizio di questo secolo – sottolinea Capodanno -. Al posto delle botteghe artigianali e di esercizi commerciali di antiche tradizionali famiglie vomeresi, che si trasmettevano di padre in figlio, sono spuntati come funghi bar, gelaterie, pasticcerie, ristoranti e paninoteche. Il tutto favorito anche dalla creazione di isole pedonali che, in verità, di pedonale hanno ben poco. Una tendenza che non sembra arrestarsi, una trasformazione che meriterebbe certamente un’attenzione e un’analisi più approfondita da parte degli enti e degli uffici a tanto preposti.
Analogo destino peraltro è toccato a molte delle strutture culturali e di socializzazione presenti sul territorio, come le sale cinematografiche, a disposizione degli oltre 40mila abitanti del Vomero – aggiunge Capodanno – Infatti, agli inizi degli anni ’60, nell’ambito di quest’area si contavano ben otto sale cinematografiche. Allo stato ne sono rimaste solo due mentre le altre sei sono attualmente adibite ad altre attività. Sono scomparsi, il cinema Ideal in via Scarlatti, dove attualmente c’è il megastore Zara, l’Ariston in via Morghen, sostituito da una banca, il Colibrì in via de Mura, sostituito da un club fitness, il Bernini, sostituito da un negozio di abbigliamento per bambini, l’Abadir, già Orchidea, in via Paisiello, dove ha aperto un supermercato e, ultimo in ordine di tempo, il cinema Arcobaleno al cui posto c’è un negozio cinese.
Sulla chiusura delle attività storiche del Vomero Capodanno richiama ancora una volta l’attenzione da parte degli enti preposti, al fine di mettere in campo interventi tesi a salvaguardare quelle poche rimaste ma anche per varare provvedimenti e iniziative volte a una diversificazione dell’offerta commerciale, evitando l’ulteriore apertura di esercizi pubblici adibiti alla somministrazione di cibi e bevande che peraltro hanno da tempo saturato la domanda del territorio interessato.