Nonostante sia un anno da dimenticare per la grande pandemia che ha messo in ginocchio l’intero paese, le previsioni tra i vigneti e i primi raccolti partiti da fine agosto ci regalano previsioni positive per la vendemmia.
Il Covid-19 non intaccherà almeno il primato dell’Italia come principale produttore mondiale di vino, secondo le prime stime realizzate da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini sul 20% del vendemmiato, si dovrebbero toccare i 47,2 milioni di ettolitri con una minima flessione dell’1% rispetto al 2019, seguiti dalla Francia con 45 milioni di ettolitri e dalla Spagna 42 milioni.
Il 2020 da un punto di vista climatico si è distinto per un inverno che ha registrato temperature in linea con il periodo, senza particolari criticità, e con un clima mite. Una primavera asciutta e soleggiata e un’estate generosa, che non ha sottoposto le piante a stress idrici e a ondate di calore, per cui le previsioni fanno intendere che nonostante le difficoltà di questo 2020 la natura ha seguito bene il suo corso e la qualità nel calice sarà garantita.
La vendemmia è ormai entrata nel vivo in tutto lo stivale: ovunque si registra un ciclo vegetativo avanzato che porterà a una raccolta delle uve leggermente anticipata, anche se la fase finale delle operazioni dovrebbe avvenire tra fine ottobre e gli inizi di novembre con le varietà più tardive: Nebbiolo in Valtellina, Cabernet in Alto Adige, Aglianico di Taurasi in Campania e Nerello Mascalese sulle pendici dell’Etna in Sicilia.
Afferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “L’annata 2020 si presenta con delle uve di ottima qualità, sostenute da un andamento climatico sostanzialmente positivo, che non possono che darci interessanti aspettative per i vini provenienti da questa vendemmia. Sotto il profilo fitosanitario i vigneti si presentano sani anche se le precipitazioni degli ultimi giorni impongono un continuo monitoraggio da parte dei tecnici per valutare l’accrescimento dei grappoli e il controllo dei potenziali attacchi di patogeni..Preludio di interessanti e ottimi vini”
In questo clima positivo c’è purtroppo da mettere in conto in alcune zone, che le operazioni si presentano non agevoli a causa della carenza di manodopera: l’emergenza coronavirus ha infatti inciso sull’arrivo degli addetti stagionali stranieri che in passato contribuivano in modo significativo alla raccolta delle uve.
A questa insufficienza di manodopera si aggiungono le difficoltà per la mancanza di strumenti legislativi snelli per le assunzioni brevi, più volte sollecitati proprio dagli imprenditori agricoli.
All’insegna di una qualità che sfiora l’eccellenza e di quantitativi confortanti, la vendemmia promette bene al Sud, nonostante le intemperanze climatiche e la crisi da Covid-19, soprattutto in Puglia e Sardegna. La prima si stima porterà in bottiglia “10 milioni di ettolitri di vino, con qualità eccellente e quantità inferiori di circa il 5% rispetto all’anno scorso”, la seconda si avvia invece verso la vendemmia migliore degli ultimi quattro anni.
Ed è questa l’occasione proprio per fare il punto sulle strategie di rilancio del settore vino.
Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione italiana vini, ha introdotto le previsioni ricordando appunto come il momento sia complesso per il comparto per gli ovvi effetti della pandemia: chiusura dell’export e del canale di vendita horeca (ristoranti, bar, alberghi) non sono certo stati compensati dai consumi attraverso l’online.
L’alta qualità sarà elemento determinante per affrontare e superare il difficile momento che il mondo del vino e in generale il sistema produttivo mondiale stanno vivendo.
Anche se restano i timori sulle vendite nella ristorazione e verso l’estero, ci auguriamo che questa vendemmia sia anche l’inizio di una nuova rinascita.