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Uno scienziato del CERN al timone del “Galileo-Di Palo” di Salerno: tra Diritto dei Popoli e fenomeno Comunitarista.

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di Paolo Guidone

da “Il Talebano”

 

Sì, vorrei rubarla! Vorrei rubare quello che mi apparteneva sì! Vorrei rubarla e nasconderla in una cassa di patate! Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa Monna Lisa… La scuola è una gran cosa e soprattutto se ti insegnano ad amare i capolavori del passato, però è un peccato che Tu non li puoi vedere, né toccare! E la cultura mi sorride fra le ombre e le tende di velluto ed io sto torturando la tela col rasoio e con le unghie, con le unghie. Il custode si lamenta, probabilmente vuole un’altra botta in testa, ora! Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa Monna Lisa… Di sotto stanno urlando, certamente mi dicono di uscire: il francese non lo afferro, per questo me ne sto ancora un poco qui a pensare. Il custode si lamenta, probabilmente vuole un’altra botta in testa, ora. Monna Lisa, Monna Lisa, Lisa Monna Lisa!

Un grande Ivan Graziani, tanto Sacro quanto Sconosciuto ai più. Osannato da chiunque, soprattutto dai radical chic: di quelli con il rolex al polso e le Hogan che predicano con lacrime e abbracci colorati l’amore cosmico condico con la povertà evangelica, perché poi, diciamocelo, esser “poveri a giorni alterni” fa figo…

Un rapporto erotico che non tendiamo, affatto, a giudicare; personalmente non ho la ricetta al giusto vivere: mi alleno a questa avventura già complessa di suo tanto quanto meravigliosa.

Nella sensibiltà sociale radicata nell’attuale Occidente, per capirci, quello che riusciamo a vivere per il tempo concesso tra artifici e inclinazioni glamour della Comunicazione di massa gli intrecci erotici, nel senso diretto ma anche lato del termine, sono sempre molto interessanti poiché riescono a far venire fuori l’umanità vera di ognuno, anche, di quelli più attenti “all’etichetta”.

Ora, senza entrare troppo nello specifico della “metafisica del sesso” di Julius Evola, privi di una visione strutturata della Tradizionale antropologica, apparirebbe molto pedestre controbattere al mainstream arcobaleno certe deviazioni puramente strumentali. Da credente tradizionalista, seppur con spirito critico, ritengo che il Cattolicesimo da sempre guida sapiente, in questo settore dell’Eros ha una visione malcompresa: una corretta educazione alla sessualità dovrebbe avere una cornice antropologica più ampia e profonda di quella identificata con quello del Cattolicesimo. Julius Evola, autore all’avanguardia, già negli anni ‘50 ci aveva aveva visto lungo: questi scriveva un testo fondamentale negli studi Tradizionali che si adatta a distanza di anni al dibattito odierno secondo gli sviluppi dei costumi di questo Occidente. Il testo fu intitolato “Lo Yoga del Potere”.

Evola già 70 anni fa era all’avanguardia nei tempi odierni, purtroppo, fu mal compreso da una sensibilità abituata a confondere il Tantrismo con forme di edonismo esotico o con riti oscuri dall’odore di zolfo.

Si dice molto spesso, come cantilena a buon mercato, che il segreto della Libertà è il Sapere: nulla di più vero, seppur in senso retorico poiché nella praticità quotidiana poi le cose cambiano. Strumento funzionale al Sapere è la Scuola: una delle Istituzioni italiane più belle e complesse. La Scuola, hub necessario allo sviluppo di una società sana e competitiva, è il primo baluardo di Comunità: un ginnasio dove potersi allenare al palco della vita.

Per il ciclo di “Interviste Talebane” ci confrontiamo oggi con il Dottore Emiliano Barbuto, uomo e professionista da record: Ricercatore al CERN, sensibilità illuminata, formatore accreditato al M.I.M, autore di numerosi libri di settore, Dirigente più giovane d’Italia.

Dottore Barbuto, la sua attività di Dirigente Scolastico narra quotidianamente la necessità per ognuno di vivere il senso di Comunità in contrapposizione ad uno sterile individualismo fine a se stesso. Educare alla Comunità, gesto Visionario, è strumentale al sano sviluppo sociale del vivere in civile equilibrio. Il nostro lavoro metapolitico, ugualmente, trova la sua declinazione in un’attenta analisi al fenomeno Comunitarista. Nello specifico, l’Istituzione Scuola così profondamente affascinante tanto quanto pieno di contraddizioni, rappresenta la Comunità per eccellenza e va tutelato. Cosa ne pensa?

Condivido in pieno le sue osservazioni, lo stesso contratto collettivo nazionale del lavoro definisce la scuola come una Comunità Educante. Sotto questo punto di vista il Dirigente Scolastico, oltre ad essere manager, dovrebbe essere anche leader e quindi avere la visione di questa comunità proiettata nel futuro e sul territorio. Gli stessi studiosi di leadership e di gestione delle organizzazioni parlano spesso di leadership visionaria, ossia di leader che coinvolgono i follower in un progetto di ampio respiro, che rappresenta una sfida motivante e stimolante. La scuola non è solo un organigramma, ma è anche un insieme di relazioni, di usanze, di rituali, di cose non scritte. Occorre conoscere questo aspetto sommerso dell’organizzazione scolastica e, per quanto possibile, governarlo, cercando di trasformarlo in un punto di forza, come un profondo senso di appartenenza o una condivisione di valori e obiettivi.

L’intero sistema economico sembra apparire prossimo ad un reset globale. La causa sembra essere addirittura clinica: Come vede l’economia post covid? E come vede questo scossone nella cultura dell’innovazione e delle connessioni tra i vari attori nell’ecosistema dell’innovazione?

Lo scenario post covid è caratterizzato da una serie di interventi normativi “indotti” che cercano di rilanciare settori strategici dell’economia del futuro (si pensi ad esempio all’economia “green”). Il concetto di innovazione è interessante, ho sempre ritenuto che innovare sia, strettamente parlando, sinonimo di cambiare. Tuttavia, ultimamente, innovare ha assunto il significato di “cambiare in positivo”. Non è detto che una innovazione abbia sempre un impatto positivo sul sistema che influenza. Solo a valle dell’introduzione dell’innovazione, purtroppo, possiamo avere il riscontro sulla bontà della stessa. Siamo in un campo nel quale vi è incertezza sui metodi, sugli strumenti e sui sistemi che utilizziamo per “migliorare” uno scenario. Per le scuole, ad esempio, vale il modello dell’Anarchia Organizzata (o del Garbage Can). Non possiamo prevedere a priori l’effetto positivo dell’applicazione di un metodo innovativo, lo possiamo fare solo a valle. L’incertezza è proprio questa ed è caratteristica dei sistemi come quelli dell’anarchia Organizzata.

L’attuale modello di sviluppo dove trova la sua opportuna declinazione, alla luce di un sistema economico post keynesiano che negli ultimi 30 anni ha un po’ messo da parte il diritto dei popoli?

Si parla spesso di diritto dei popoli, tuttavia possiamo parlare anche di diritto dei singoli individui. Anche lo stesso concetto di popolo andrebbe chiarito, perché spesso anche delle realtà regionali (anche in Italia) si definiscono popoli. Sicché magari anche delle realtà provinciali potrebbero iniziare ad associarsi al concetto di popolo. Quindi conviene parlare di popoli o di individui? Può essere che il concetto di popolo inizi a modificarsi in quegli individui che viaggiano molto e conoscono tante differenti realtà. Pertanto questi individui potrebbero sentirsi europei, oppure cittadini del mondo. Nelle istituzioni scolastiche abbiamo il nuovo insegnamento trasversale dell’educazione civica che cerca di presentare in un’ottica globalizzata questi concetti. Abbiamo avuto in passato le migrazioni che hanno ottenuto come risultato la fusione di culture e popoli diversi. Oggi, alle migrazioni si aggiunge la globalizzazione che tende a generare un “melting pot” globale. È quella la direzione verso la quale stiamo andando? Mi interrogo spesso su questo.

Perché non accettare la sfida ad una democrazia che provi a superare l’attuale modello di oligarchia scientifico-tecnocratica sovrapponendo ad essa una democrazia olista laddove l’innovazione e la tecnologia sono linfa necessaria, con la Scuola strumentale e protagonista, ad arginare la deriva dove il Popolo e l’esercizio della politikè sono subalterni alla economia e al tecno-morfo che dettano la linea di interpretazione della Realtà?

A mio avviso, la scienza e la tecnologia progrediscono con l’avanzare del tempo. Queste ci mettono a disposizione degli strumenti che noi dovremmo governare, da un punto di vista umano e politico. Pertanto, l’umanesimo dovrebbe progredire di pari passo con il progresso tecnico scientifico, maturando sempre nuove competenze “umanistiche” capaci di gestire le innovazioni tecnologiche. I filosofi, i saggi, che governano i popoli, sono capaci si affermarsi quali gestori dell’innovazione tecnico-scientifica? I filosofi, i saggi, sono capaci di mostrare che il sapere è unitario? Se i filosofi e i saggi abdicano, la gestione della ricerca tecnico-scientifica viene lasciata ai tecnici e agli scienziati e continueranno a farla progredire aumentando il divario tra il possesso di uno “strumento” e la consapevolezza del suo uso.

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