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Unesco: progetto Archivio di Stato di Napoli selezionato per il Registro della Memoria del mondo

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Selezionato il corpus di alcune serie di documenti riguardanti “Architetture e scavi archeologici nell’Archivio di Stato di Napoli (1712-1955)

Il corpus di alcune serie di documenti appartenenti all’Archivio di Stato di Napoli, riguardanti “Architetture e scavi archeologici nell’Archivio di Stato di Napoli (1712-1955)”, è stato selezionato dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco per entrare a far parte del Registro della Memoria del Mondo. “Si è trattato di una vera vittoria per noi – afferma la direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino – che corona il grande impegno del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nostro autorevole sostenitore in quanto consapevole dell’importanza di un patrimonio documentario che non ha eguali al mondo e riguarda sia capolavori architettonici, come i siti borbonici, a partire dalla Reggia di Caserta, Palazzo Reale, la Reggia di Capodimonte e i tanti fastosi edifici che furono realizzati, in particolare nel periodo di Carlo di Borbone, Ferdinando IV e i loro successori, dall’Abruzzo alla Sicilia, sia gli scavi archeologici che riguardarono non solo le città rimaste sepolte nel corso dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. (Pompei, Ercolano, Oplonti, Stabia), ma anche altri ritrovamenti archeologici di cui conserviamo i libretti di scavo. Una vera pietra miliare nella memoria del mondo”.

La documentazione, attraverso il racconto della scoperta e tutela delle città sepolte dal Vesuvio e la realizzazione delle regge coeve che dovevano accoglierli per mostrarli al pubblico o per abbellimento delle stesse (Reggia di Portici, Reggia di Caserta, Palazzo Reale di Napoli, Capodimonte, Quisisana), testimonia la genesi di una fervente temperie culturale e la formazione degli intellettuali europei: architetti, ingegneri, archeologi, disegnatori e letterati formandosi e confrontandosi con le scoperte, rielaborarono e diffusero stili e stilemi del periodo del Neoclassicismo e del Grand Tour.

Il corpus documentario consta di libri, materiale digitale, disegni, incisioni, ma anche di manoscritti, mappe, relazioni, rapporti ed epistolari fra Autorità o fra amministrazioni. I documenti sono nella quasi totalità manoscritti, in parte minore dattiloscritti. È presente anche una notevole quantità di disegni e incisioni di reperti archeologici, mappe del territorio, piantine, alzati e prospetti di architetture, oltre ad opuscoli a stampa. Le diverse tipologie documentarie sono intimamente interconnesse tra di loro, tali da restituire una unitarietà dei contenuti, in un prezioso ensemble che racconta uno spaccato di storia di due secoli e mezzo.

“La documentazione – afferma la direttrice Carrino – testimonia una fonte preziosa per comprendere la storia e l’evoluzione della tutela del patrimonio architettonico e documentale da parte delle istituzioni. Essa permette di ricostruire il percorso seguito nell’avviare e regolamentare la gestione di questo patrimonio, quale atto di scienza sociale di eccezionale valore storico e antropologico, che consente di analizzare come le istituzioni si siano adoperate nel corso del tempo per la protezione e valorizzazione il proprio patrimonio culturale. Per esempio, la prima musealizzazione nel 1777 da parte di Ferdinando IV del Palazzo degli Studi (attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli) con il trasferimento della ‘Collezione hercolanese’ dalla Reggia di Portici e del ‘Museo farnesiano’ dalla Reggia di Capodimonte”. La grande storia è protagonista del materiale che, dopo la scelta da parte dell’Unesco a Parigi, entrerà a far parte del Registro della Memoria del Mondo, istituito nel 1992, secondo un approccio da ‘capsula del tempo’

“Nelle carte in nostro possesso, inoltre – sottolinea la direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli – ricorrono i nomi dei Capi di Stato di tutta Europa che visitarono Pompei, Ercolano e Stabia e riportarono nei loro Paesi le suggestioni estetiche nonché le pratiche di rilevamento e valorizzazioni di beni monumentali. Innumerevoli sono le attestazioni presenti in Archivio di artisti, architetti e ingegneri che si formarono o lavorarono ivi, producendo essi stessi documenti e iconografie influenzati dalle scoperte vesuviane. Citiamo, Luigi Vanvitelli e Le Corbusier, o artisti del calibro di Antonio Canova, Anton Rafael Mengs (che fu anche storico dell’arte), Bertel Thorvaldsen, Endrich Christian Andersen, Pablo Picasso e letterati come Marguerite Yourcenar, Hans Christian Andersen e filosofi e pensatori del calibro di Winckelmann, Schopenhauer, Nietzsche, Madame de Stael, Goethe”.

Uno straordinario traguardo per l’Archivio di Stato di Napoli che sta raggiungendo il grande pubblico, intrecciando la propria vocazione alla conservazione e alla valorizzazione dei documenti a una innovativa propensione divulgativa, basata su mostre e iniziative culturali che hanno aperto le sue porte ad un crescente numero di persone, “in una prospettiva – conclude Candida Carrino – che ne valorizza anche una declinazione museale. Un approccio che ben s’inquadra nella visione espressa dal ministro Sangiuliano, in termini di managerialità e di diffusione di stimoli culturali volti ad avvicinare i cittadini e a educarli al bello e all’orgoglio di appartenenza a una cultura che ha radici millenarie”.

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