BARI – La Fondazione Pontificia Scholas ha presentato e fatto vivere a 160 giovani dai 16 ai 18 anni, di 18 scuole, un nuovo programma educativo. Per tre giorni, dal 12 al 14 febbraio nella scuola Marco Polo di Bari, ha preso vita l’esperienza “Fanciullo, Lo sguardo, il tempo e lo stupore.
Scholas ha fatto tappa per la prima volta nel capoluogo Pugliese, proponendo il proprio modello educativo, ispirato da Papa Francesco, anche in vista della visita pastorale in programa domenica 23 febbraio. Il Team internazionale di Scholas supportato da volontari e insegnanti, ha coinvolto i ragazzi con l’idea di abitare il tempo ed il mondo dell’infanzia, per ri-conoscere il mondo che li circonda.
“E’ stata un’esperienza molto interesante – ha affermato Rosa Scarcia, dirigente scolastico del “Marco Polo” di Bari -. Per tre giorni i ragazzi sono stati coinvolti in bellissime attività laboratoriali, di arte, improntate su una didattica del fare. Sono stati tutti molto coinvolti e molto entusiasti dell’esperienza. E’ un’inizativa diretta a tutti, appartenenti a qualsiasi religone. Per cui è davvero un messaggio universale. Riuscire a riscoprire la dimensione del fare, dell’agire e del relazionarsi con l’altro è estremamente importante”.
“E’ stata un’esperienza che mi ha formato a livello psicologico ed emotivo – ha raccontato Valerio Petralla, 16 anni, scuola Marco Polo -. Anche con un gioco semplice ci hanno tarsmesso forti emozioni. Abbiamo fatto diversi laboratori, musica pittura, gioco e pensiero. Alla fine in quello che abbiamo fatto c’era quello che mi ha aiutato a liberare le mie emozioni. Abbiamo scritto tanto ed abbiamo scritto cose che non avremmo mai immaginato. Lo racconterò come un’esperienza fantastica e mi auguro ci sia la possibilità di replicarlo”.
“Abbiamo fatto tre giorni per tornare alla fanciullezza, quella di Pascoli – ha dichiarato Ezequiel del Corral, insegnante di Scholas -. Il fanciullo come un modo di evitare il tempo e di guardare la realtà. Così torniamo a stupirci della realtà. Il tempo è stata una delle parole, a volte sembra che abbiamo tutto il tempo del mondo, ma alla fine non abbiamo niente. Loro hanno lasciato il cellulare non perché glielo abbiamo chiesto, ma perché erano lì a guardarsi negli occhi. A giocare insieme, a sentire insieme. Penso sia questa un po’ l’intuizione educativa che abbiamo”.
“E’ stato molto bello perché ha offerto a noi ragazzi un’ atmosfera, un momento in cui abbiamo potuto incontrarci e conoscerci meglio – ha detto Isa Zhou, 17 anni della scuola “De Nittis” -. Infatti io stessa in questi due giorni ho conosciuto molti ragazzi che provengono da varie scuole. In queste ore che abbiamo trascorso nella partecipazione dei corsi, noi ragazzi abbiamo riscoperto il fanciullo che c’era dentro di noi”.