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Teatro Mercadante, “Sarabanda” di Ingmar Bergman: teatro e cinema sul palco grazie alla regia di Roberto Andò

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RECENSIONE – Teatro e cinema si incontrano sul palco del Teatro Mercadante di Napoli grazie alla suggestiva regia di Roberto Andò. Dal 7 al prossimo 19 gennaio è in scena lo spettacolo “Sarabanda”, il cui testo originale vanta la firma del regista svedese Ingmar Bergman. Si tratta nello specifico dell’ultima opera del suo genio creativo, girata nel 2003. All’epoca alla produzione partecipò in parte anche la Rai. Oggi a Napoli recitano con performance di valore Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton e Caterina Tieghi. Attori di talento e professionalità, capaci di gestire anche un imprevisto come può rivelarsi il guasto di un microfono.

Come anticipato, lo spettacolo “Sarabanda” è diretto da Roberto Andò, maestro che lavora non solo nel teatro, ma anche nel mondo del cinema. Nel 2022 ha riscosso molto successo il suo film su Luigi Pirandello, intitolato “La stranezza”, in cui recitavano Toni Servillo e il duo comico Ficarra e Picone. A breve, dal 16 gennaio, sarà distribuito nelle sale il suo nuovo lungometraggio, “L’abbaglio”, in cui recitano di nuovo Ficarra e Picone in una storia ambientata durante l’epopea dello sbarco dei Mille di Garibaldi in Sicilia. Tornando alla messinscena di “Sarabanda”, il retaggio cinematografico della regia di Andò appare evidente. In diverse scelte la scenografia mira a restringere il campo visivo dello spettatore, contrariamente a quanto convenzionalmente avviene al teatro. Decide al suo posto su cosa lo sguardo debba posarsi e concentrarsi. Esattamente come avviene al cinema, dove l’occhio del pubblico si abbandona alla volontà dell’inquadratura della cinepresa.

Il copione, oggi tradotto per la rappresentazione da Renato Zatti, racconta la storia di quattro personaggi. Due di essi, Marianne e il suo ex marito Johan, sono in realtà i protagonisti di un noto capolavoro cinematografico dello stesso Bergman: “Scene da un matrimonio” (1973). “Sarabanda” si presenta come un sequel in cui la coppia si incontra di nuovo trent’anni dopo il divorzio e l’ultimo addio. Quella che doveva prospettarsi come una visita di pochi giorni si rivela un’occasione per i personaggi e per il pubblico per riflettere insieme sulle relazioni umane, sui legami tra le persone, sui sentimenti, l’egoismo, i ricatti emotivi, i rimpianti, i rimorsi, i fantasmi del passato e la paura del futuro. C’è spazio anche per temi spregiudicati come l’incesto tra padre e figlia, la ricerca della redenzione e il tormento della solitudine e della vecchiaia. “Sarabanda” si prospetta così come un congedo dalla vita, un rammaricato testamento dell’autore svedese. Nelle intenzioni di Andò, si rivela però indubbiamente come un ricercato omaggio all’immortalità di Ingmar Bergman.

Di Valentina Mazzella

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