RECENSIONE – Folle, iconico, esilarante. Le avventure di Don Chisciotte della Mancia e del fidato Sancho Panzo non deludono mai. Ammaliano e divertono le generazioni da secoli. Non è stato da meno lo spettacolo “Don Chisciotte” portato in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 15 al 26 febbraio 2023. Francesco Niccolini ha curato l’adattamento dell’inconfondibile romanzo Miguel de Cervantes Saavedra. Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer hanno firmato la regia.
Nei panni del protagonista abbiamo lo stesso Alessio Boni, affiancato dall’attrice turca Serra Yilmaz nel ruolo di Sancho Panzo. Interpretazioni notevoli, ricche dell’ardore e dell’espressività dei due personaggi. Sul palco altrettanti lodevoli sono state le performance di Marcello Prayer, Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari ed Elena Nico. Anche quella di Biagio Iacovelli che ha dato vita al simpatico Ronzinante, il cavallo di Don Chisciotte che spesso sembrava esser vero.
Le scenografie sono essenziali, eppure le scene di Massimo Troncanetti rappresentano in maniera eccezionale i cambi di ambientazione lungo la narrazione. Fondamentale il supporto tecnico delle luci di Davide Scognamiglio e quello delle musiche di Francesco Forni. Francesco Esposito si è, invece, occupato dei costumi. La miscela del tutto proietta il pubblico in un’epoca remota, in una storia dal ritmo serrato, al galoppo come le avventure dei due protagonisti.
Perché Don Chisciotte riscuote ancora tanto successo? Perché merita anche oggi attenzione? Riesce ancora a far ridere? Certo, perché racconta una storia ambientata nel Seicento in cui però ai lettori e agli spettatori è ancora concesso rivedere se stessi. Il protagonista è un lettore accanito di romanzi cavallereschi che a un tratto perde il senno e decide lui stesso di partire all’avventura. Alonso si convince di essere il cavaliere Don Chisciotte della Mancia. Nella follia incontra un contadino, Sancho Panza. Gli promette il governo di un’isola e lo persuade a seguirlo come il suo fido scudiero. I due insieme percorrono così la Spagna.
Durante il viaggio incontrano diversi personaggi che, nell’adattamento di Francesco Niccolini, rispondono con dialoghi influenzati dai diversi dialetti italiani. Vivono situazioni ed equivoci assurdi. Don Chisciotte legge la realtà in maniera deforme. Alcuni sue disavventure sono diventate emblematiche, come la celebre lotta contro i mulini a vento. Tuttavia il cavaliere folle è un puro di cuore. Nelle sue immaginarie battaglie contro la nefandezza, è sempre animato da sentimenti nobili. Il contrasto con il pragmatismo e la concretezza del fidato Sancho – soprattutto quando si parla di denaro – non può non far ridere.
E poi Don Chisciotte è soprattutto un sognatore. È questo il segreto più importante della sua affascinante follia. Dopo secoli è ancora un personaggio cult grazie alla perseveranza sciroccata con cui insegue i suoi sogni, con cui difende i valori in cui crede. Nonostante tutto e tutti. Le sue disavventure possono essere lette in molteplici chiavi e declinazioni. La sua storia si rivela ogni volta di intramontabile attualità. Da qui forse la scelta di donare al pubblico una versione molto fedele alla narrazione del romanzo di De Cervantes. Don Chisciotte è immortale e continua a insegnarci che la cosiddetta “normalità” sia sopravvalutata. Sono i sogni, la fantasia e l’immaginazione a renderci veramente liberi e vivi.
Di Valentina Mazzella