RECENSIONE – “Dialoghi d’amore” è in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 21 gennaio già da mercoledì 10. Il titolo è un po’ fuorviante. Lo spettatore potrebbe pensare di recarsi a guardare uno spettacolo di genere romantico. E invece sul palco viene rappresentato tutto fuorché l’amore. Non è scorretto scrivere che “Dialoghi d’amore” sia un’opera che racconta l’assenza dell’amore. Si tratta di un atto unico composto da due brevissime commedie, “Dialoghi” e “Fragola e panna”. Due pièce dell’incredibile penna di Natalia Ginzburg, autrice eccezionale e Premio Strega nel ’63 tra le figure più importanti del panorama letterario italiano del Novecento.
Non sorprende che il genio e la sensibilità di Nanni Moretti ne siano stati colpiti e affascinati. Per questo l’artista ha scelto questo dittico per inaugurare il suo debutto come regista di teatro. Dopo una lunga e notevole carriera cinematografica come attore, regista, sceneggiatore e produttore, Moretti ha scelto, infatti, di cimentarsi in questa nuova esperienza con cui sta raccogliendo frutti maturi. Le sale sono piene grazie a una curiosità e a delle aspettative che non vengono disattese.
Le scene curate da Sergio Tramonti sono semplici, ma efficaci. L’attenzione del pubblico verte tutta sugli attori le cui interpretazioni riescono a cogliere e a trasmettere la vera essenza dei personaggi. Sul palco abbiamo: Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli e Giorgia Senesi. La mimica, gli atteggiamenti e le intonazione delle voci concorrono nel mostrarci i disagi, le emozioni e le amarezze dei protagonisti.
Sebbene si tratti di due storie diverse e non concatenate, la narrazione affronta in entrambi i casi la complessità delle relazioni umane. “Diari d’amore” tocca diversi temi: il fallimento matrimoniale, il tradimento, la fedeltà, la maternità, l’amicizia. Denucia i costumi e le consuetudini della buona borghesia. Vicende semplici, da mura domestiche comuni. Eppure delle banali conversazioni riescono a evocare luoghi, scene e persone fuoricampo. Smuovono le corde più intime del pubblico con un guizzo universale.
Il ritmo è sveltissimo. Si percepisce la chiave sarcastica e un po’ cinica di Nanni Moretti. Nonostante un umorismo leggero e incalzante, emerge tutta la malinconia e la disperazione dei sensi di colpa, lo smarrimento, l’indifferenza e il dolore dei personaggi. Si scopre la loro profondità. Ci si interroga sulla condizione dell’animo umano e si riflette sulla vita in generale. Lo spettacolo termina e l’applauso è fortissimo.
Di Valentina Mazzella