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Storia della Biblioteca Nazionale di Napoli

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Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π‘΅π’‚π’‘π’π’π’Š π’‚π’π’•π’Šπ’„π’‚: π’”π’•π’π’“π’Šπ’‚, π’‚π’π’†π’…π’…π’π’•π’Š 𝒆 π’„π’–π’“π’Šπ’π’”π’Šπ’•π’‚'”.

 

La Biblioteca Vittorio Emanuele III ha sede nel Palazzo Reale di Napoli, a Piazza del Plebiscito. È considerata la maggiore biblioteca italiana dopo quelle di Roma e Firenze. Negli ultimi decenni del XVIII secolo, Ferdinando IV di Borbone fece spostare i tanti libri custoditi a Capodimonte al Palazzo degli Studi, oggi Museo Archeologico.

Il sovrano nel 1804 inaugurΓ² ufficialmente la biblioteca e nel 1816 le diede il nome di “Reale Biblioteca Borbonica”. Dopo l’UnitΓ  d’Italia diventerΓ  Biblioteca Nazionale. Solo nel 1922 la Biblioteca, su indicazione del Ministro della Pubblica IstruzioneΒ Benedetto Croce, venne trasferita nel Palazzo Reale di Napoli.

La Biblioteca fu sistemata nell’appartamento delle feste e nelle stanze private dei re. La sala di lettura, invece, fu ubicata nel grande salone da ballo dei Borboni dove, dai terrazzi, si gode ancora oggi una magnifica veduta sul Golfo di Napoli.

La Biblioteca trae origine dal Fondo Farnesiano, ereditato da Carlo di Borbone, cui furono in seguito unite altre biblioteche storiche. Tra i fondi piΓΉ importanti vi Γ¨ l’officina dei Papiri ercolanesi, trovati carbonizzati nel 1752. Durante il Regno di Napoli fu stabilito che tutti coloro che stampavano libri dovessero consegnare alla biblioteca una copia per ogni pubblicazione che mettevano in commercio.

La Biblioteca conserva oltre 2 milioni tra volumi e opuscoli, 4500 incunaboli (libri dall’origine fino all’anno 1500), 33000 manoscritti e 5500 cinquecentine (libri a stampa del XVI secolo), oltre a periodici, stampe, disegni e fotografie. Tra i manoscritti di pregio si trova il palinsesto di Carisio nel quale la scrittura risale ai secoli V e VI. Tra gli incunaboli una Bibbia datata 1462 e un Omero datato 1488.

Possiamo godere oggi di queste meraviglie grazie all’opera della direttrice dell’epoca Guerriera Guerrieri che, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvaguardΓ² queste opere dalle incursioni belliche, trasferendole presso il Monastero di Montevergine.

 

Saluti cordiali,

Pino Spera, Responsabile della Sezione Storica della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).

 

 

 

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