Di Valentina Mazzella
RECENSIONE – Evocativo, commovente e appassionato è lo spettacolo “Serao” che la regia di Fortunato Calvino in questi giorni sta portando in scena al Teatro Ridotto Mercadante di Napoli (fino al 28 gennaio). Sicuramente complici l’ambiente quasi ‘intimo’ del Ridotto, i suggestivi giochi di luci e ombre della scenografia e il vivace talento dell’attrice Chiara Baffi, sorretto dai simpatici interventi di Emanuele D’Errico e Dario Rea. Raccogliendo l’eredità del repertorio storico degli articoli e degli scritti della stessa Serao, nonchè dei documenti e delle testimonianze su di lei, il testo scritto da Maricla Boggio percorre in maniera fedele e sintetica i momenti salienti della vita della scrittrice.
Con fervore ed eleganza, l’opera ricostruisce l’immagine nitida di una donna forte, grintosa, intelligente, caparbia, genuina, romantica, indulgente e controcorrente per i tempi. Non in altro modo si potrebbe descrivere l’autrice de “Il ventre di Napoli” di cui il Ridotto Mercadante proporrà una rappresentazione in due parti (sempre con Chiara Baffi nel ruolo della protagonista) nei venturi mesi di febbraio e marzo. Con il pretesto narrativo di un’intervista da parte di un giornalista, il personaggio della Serao si apre sul piccolo palcoscenico nell’impetuoso monologo in cui lo spettacolo si articola. Un racconto, una confessione, uno sfogo che non può essere sprovvisto di un travolgente spazio emotivo dedicato alla realtà partenopea. Perché in fondo chi dice Matilde Serao dice Napoli. La Serao è del resto la scrittrice napoletana per antonomasia. Ed ecco allora ribollire, fra le battute del copione, per le tradizioni, le ingiustizie e le contraddizioni della nostra terra parole di amore, rabbia, protesta, orgoglio. Amore, rabbia, protesta e orgoglio che ancora nel 2018 appartengono a tutti i partenopei perché oggi come ieri, anche a distanza di un secolo, Matilde Serao continua a essere voce di una città intera.