Home Cultura “Scene da un matrimonio”: da Ingmar Bergman ad Andrei Konchalovsky

“Scene da un matrimonio”: da Ingmar Bergman ad Andrei Konchalovsky

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RECENSIONE – Con una parola, “sublime”. Sublime la rappresentazione teatrale “Scene da un matrimonio” di Andrei Konchalovsky che fino a domenica scorsa ha portato sul palcoscenico del Teatro Mercadante di Napoli uno dei lavori immensi di Ingmar Bergman. Sublime.
Notevole la cura della scenografia che ricostruisce a perfezione l’interno di un appartamento riuscendo a trasmetterne il calore “da nido coniugale”, ora in crisi e ora abbandonato. Apprezzabile la scelta delle proiezioni in bianco e nero sulla scena capaci di calare il pubblico in quel momento storico. Struggenti le interpretazioni di Julia Vysotskaya e di Federico Vanni che, rispettivamente nei panni di Milanka e Giovanni, danno vita a una Marianne e a un Johan diversi da quelli dell’originale versione cinematografica. Giovanni ad esempio viene un po’ “reinventato” secondo il prototipo del maschio italiano “mammone”. Eppure i temi pilastro dell’opera sono tutti lì. Inalterati. Intoccabili. Abbiamo una coppia di marito e moglie che mette in discussione il proprio matrimonio. Si piange di fronte al dolore e all’amarezza di realtà come il tradimento, l’abbandono, la gelosia, il possesso, il confronto, la complicità e il ritrovarsi. Ci si interroga sulla routine di coppia, sul male dell’abitudine, del perbenismo e delle convenzioni sociali. Si riscoprono la forza di una donna, i suoi tempi di ripresa e le fragilità di un uomo apparentemente duro e tutto d’un pezzo. Non viene detto cosa sia l’amore. Non viene mostrato il matrimonio così come dovrebbe essere. Vengono proposte semplicemente “scene da un matrimonio”. Spezzoni di una vita coniugale. Alcuni episodi, piccoli tasselli di una storia che va oltre il contratto legale. È finzione, eppure regala incredibili emozioni allo spettatore toccando i tasti di una condizione umana, se non universale, vicina a tante famiglie.

Di Valentina Mazzella

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