“Non capisco perchè dovrei chiedere scusa, ho affermato un concetto come, da anni, quanti fanno analisi del fenomeno camorra a Napoli. Come quello che ripetono magistrati, il procuratore Antimafia (Roberti), Roberto Saviano ieri sera, come scrive Isaia Sales”. Così la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, a Radio Anch’io su Radio 1, rifiuta anche oggi di chiedere scusa per le frasi dette lunedì scorso, nel primo giorno delle audizioni a Napoli. Frasi forti, da lei pronunciate in maniera chiara, “la camorra è un dato costitutivo di Napoli” che un quotidiano partenopeo ha titolato con “camorra nel DNA di Napoli”. Frasi su cui Bindi è tornata ieri in conferenza stampa, al termine dei lavori della Commissione, ampliando il concetto fino a dire che se la camorra è dato costitutivo di Napoli, le mafie lo sono dell’Italia. Il che, ha sottolineato, non deve offendere ma indurre consapevolezza tale da rafforzare l’impegno alla lotta contro la malavita organizzata.
“Si capisce che i napoletani stanno con me. Perché io non ho detto che napoletani sono camorristi. Ho detto che la camorra, come dice il procuratore Colangelo, è un virus che cambia continuamente e dura da più di cento anni. Un virus che è diventato una malattia permanente che però, nella misura in cui noi ci organizziamo in maniera altrettanto permanente e ci strutturiamo per combatterla, possiamo vincere. Non la vinceremo fin quando neghiamo che c’è. Questo è il senso vero e profondo delle mie parole. E per combatterla non bastano forze dell’ordine. Servono più investigatori, servono più interventi nel sociale”, dice la Bindi.
La presidente della Commissione Antimafia nelle scorse ore è stata nel carcere minorile di Nisida: “Ho visto come si fa a interpretare il senso vero della pena come scritto nella Costituzione. Ho visto come si fa a riabilitare minorenni alla società. Il punto è quando i ragazzi escono di lì cosa trovano? Ci sono interi quartieri in mano alla violenza, non ci sono prospettive di lavoro. Ha ragione il sindaco quando dice che la ricchezza di Napoli sta nei giovani, nei bambini. Per questo mi schiero con chi chiede di sollevare Napoli dal patto stabilità. Almeno per assicurare alcuni servizi essenziali. I napoletani non sono camorristi, sono persone straordinarie. Napoli è città di grandissime possibilità ma deve combattere questa piaga lo devono fare tutti, la Napoli bene, soprattutto”.