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Ricordare è un verbo per pochi -a Roma Herry Greb l’ha fatto-

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In via  Monte Rochetta, nel quartiere popolare del Tufello a Roma, appare un murale realizzato dallo street artist Herry Greb; per ricordare Stefano Cucchi nel giorno dell’anniversario della sua morte. Cucchi accenna un sorriso, indossa guantoni da box sui quali vi è scritto
‘Aequitas’ e ‘Justitia’ mentre sulla maglia sono elencati i nomi di Aldovrandi, Bianzino, Sandri e molti altri che sono morti per motivazioni analoghe alla sua. “Sono passati 11 anni dalla morte di Stefano Cucchi– afferma l’artista in una notae oggi ho deciso di ricordarlo così , con i guantoni da pugilato, sport che ama. Pronto a difendersi e a ricordare sulla

t-shirt tutti quelli che come lui hanno subito un’ingiustizia così grande”. Quella di Cucchi è una delle vicende giudiziarie più dolorose del nostro paese, caratterizzata ancora oggi da troppe zone d’ombra. Una vicenda su cui si cerca di fare luce grazie alla tenacia della sorella di Stefano, Ilaria CucchiAntigone moderna che ha portato avanti questa battaglia affinché venisse fatta giustizia per suo fratello. Quest’ultimo dopo essere stato arrestato dai carabinieri perché in possesso di droga, è stato lasciato morire  da solo col volto tumefatto , in una stanza d’ospedale senza i genitori, che pur avendo tentato in tutti i modi, non riuscirono a salutarlo. Stefano Cucchi non è morto per epilessia o per abuso di droga , quei segni sul volto non erano semplici occhiaie, come aveva detto il comandante della polizia. Cucchi è morto a causa dei poliziotti che abusando del loro potere, decisero di pestarlo senza alcun motivo. Per fortuna però la verità processuale è arrivata lo scorso anno, quando i giudici della corte dell’Assise di Roma hanno condannato i carabinieri Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Nonostante ciò però ancora molti non ritengono che la vicenda di Stefano Cucchi sia amorale.  Infatti vi sono stati molti

commenti infelici in merito al murale di Herry Greb: “Praticamente sdoganiamo gli spacciatori” , “che vada a quel paese con questo esempio di ragazzo” oppure

“un tossico santo, una sorella che sulla sua morte ci ha costruito una carriera e poi ci infastidiscono con questa ipocrisia”.

Anche molti personaggi politici hanno screditato la storia di Stefano Cucchi, come lo stesso Salvini che ha affermato: “capisco il dolore di una sorella che ha perso  un fratello, ma mi fa schifo e dovrebbe vergognarsi”. Ciò che possiamo fare, nonostante tutti questi pensieri inammissibili, è affrontare tutte quelle zone d’ombra che caratterizzano il nostro paese ed illuminarle mediante la speranza ed il coraggio. Tutti noi abbiamo una storia da raccontare e quella di Cucchi merita di essere ascoltata.

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– afferma l’artista in una nota– e oggi ho deciso di ricordarlo così , con i guantoni da pugilato, sport che ama. Pronto a difendersi e a ricordare sulla

t-shirt tutti quelli che come lui hanno subito un’ingiustizia così grande”. Quella di Cucchi è una delle vicende giudiziarie più dolorose del nostro paese, caratterizzata ancora oggi da troppe zone d’ombra. Una vicenda su cui si cerca di fare luce grazie alla tenacia della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi– definita Antigone moderna- che ha portato avanti questa battaglia affinché venisse fatta giustizia per suo fratello. Quest’ultimo dopo essere stato arrestato dai carabinieri perché in possesso di droga, è stato lasciato a morire da solo col volto tumefatto , in una stanza d’ospedale senza i genitori, che pur avendo tentato in tutti i modi, non riuscirono a salutarlo. Stefano Cucchi non è morto per epilessia o per abuso di droga , quei segni sul volto non erano semplici occhiaie, come aveva detto il comandante della polizia. Cucchi è morto a causa dei poliziotti che abusando del loro potere, decisero di pestarlo senza alcun motivo. Per fortuna però la verità processuale è arrivata lo scorso anno, quando i giudici della corte dell’Assise di Roma hanno condannato i carabinieri Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Nonostante ciò però ancora molti non ritengono che la vicenda di Stefano Cucchi sia un’ingiustizia. Infatti vi sono stati molti

commenti infelici in merito al murale di Herry Greb: “Praticamente sdoganiamo gli spacciatori” , “che vada a quel paese con questo esempio di ragazzo” oppure

“un tossico santo, una sorella che sulla sua morte ci ha costruito una carriera e poi ci infastidiscono con questa ipocrisia”.

Anche molti personaggi politici hanno screditato la storia di Stefano Cucchi, come lo stesso Salvini che ha affermato: “capisco il dolore di una sorella che ha perso  un fratello, ma mi fa schifo e dovrebbe vergognarsi”. Ciò che possiamo fare, nonostante tutti questi pensieri inammissibili, è affrontare tutte quelle zone d’ombra che caratterizzano il nostro paese ed illuminarle mediante la speranza ed il coraggio. Tutti noi abbiamo una storia da raccontare e quella di Cucchi merita di essere ascoltata.

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