Non più altarini e murales, ora e’ sempre più frequente l’uso dei social network
Se finora siamo stati abituati ad altarini e murales che esaltano le gesta degli affiliati alle organizzazioni criminali ora “e’ sempre più’ frequente l’uso dei social network per condividere messaggi testuali e frammenti audiovisivi espliciti di ispirazione camorristici”. A dirlo e’ la relazione della Direzione Investigativa Antimafia per il primo semestre 2021, che rileva come “forte e’ il rischio che l’identità’ mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l’autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra”.
La camorra attualizza il proprio linguaggio attraverso i social con immagini e post che contribuiscono ad affermare la fiera appartenenza al “brand criminale”. Nei profili degli uomini di camorra si rintracciano facilmente l’esaltazione di valori mafiosi, parole di odio nei confronti delle forze dell’ordine, la diffusione di performance criminali a scopo non solo autocelbrativo, ma anche con l’intento di fare proselitismo “secondo evoluti modelli di espansione”. Sono frequenti i post in cui si augura la morte ai collaboratori di giustizia o si rende onore ai detenuti. Hashtag, emoticon e like sono i nuovi strumenti della criminalità organizzata per diffondere un linguaggio, fare follower e contare il consenso nel proprio territorio.
Un fenomeno in espansione che non e’ sfuggito all’attenzione della Dia. “L’ esistenza di uno stretto legame tra gruppi in un’unica alleanza – spiega la relazione – viene sempre più spesso dimostrato dai post sui social. Attraverso fotografie e post gli affiliati alle organizzazioni criminali ostenterebbero infatti l’appartenenza al gruppo e commenterebbero le azioni di fuoco”. Cosi’, “l’esaltazione del potere criminale del proprio gruppo unita alla pratica diffusa dell’ostentazione ricorrente fornirebbero un chiaro quadro della perversa sottocultura mafiosa con cui la camorra tenta di imporre la propria affermazione sul territorio”. “In questa dimensione socio-culturale – rileva la relazione – non vanno sottovalutati i fenomeni di violenza urbana ad opera di bande che soprattutto nel territorio partenopeo tentano di inserirsi nelle logiche della spartizione delle piazze di spaccio e delle estorsioni”.