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Quo te ne vai, Checco? Quo vado?

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Napoli – Domanda impegnativa alla quale in pochi sanno dare risposta certa, convinta e soprattutto in così breve tempo.Nell’ultima settimana pare che l’unico ad avere una motivazione valida, alimentata da parametri pratici a tratti entusiasmanti, sia lui, Checco Zalone.

Un italiano medio che se ne va a braccetto con il James Cameron che l’Italia l’aveva prima commossa con Titanic e poi stupita con gli effetti speciali di Avatar.

Mancava l’altro sentimento: la risata.

E’ qui che agisce il fenomeno.

Nei buchi cinematografici lasciati dalla concorrenza. Quella che sì, farà pure ridere, che l’italiano prova a dipingerlo, ma non possiede la formula esatta per farlo diventare “virale”.

Uno degli aggettivi più determinanti dei giorni nostri e che una volta era solo adoperato per giustificare l’influenza.

Più passano i giorni, più diventa virale il film di Zalone.

Passatempo per le coppiette la Domenica sera e causa di studio per i radical chic che continuano ad ostentare la via del successo senza capire cosa sia realmente, il successo.

E’ in questo marasma di contraddizioni che si inserisce “Quo Vado?”.

Mentre voi vi interrogate su cosa sia davvero imprescindibile per arrivarci, io prendo il successo e lo alimento con l’unica cosa che conta, la praticità.

Come interrogarsi sulle tecniche di vendita, dire cosa sia giusto e sbagliato, girare le spalle e trovare un collega che nel mentre, ha già piazzato quattro polizze quando l’orologio recita le ore 11.

Il sostantivo “virale” ai giorni nostri è potente per l’artefice quanto per la chiacchiera.

La critica che non è produttiva, ma che tende a smontare la gloria solo perché presa dall’invidia di chi il successo non ce l’ha.

Ho ancora davanti agli occhi Paolo Sorrentino che trionfava a Los Angeles, coronando un sogno per se e l’intero paese, con i milioni di ignoranti che solo perché la settimana dopo Canale 5 trasmise in chiaro “La Grande Bellezza”, trasformando la sala cinema alla portata di tutti, si sentirono in diritto di criticare il film, la sua essenza e mettere bocca su uno dei pochi geni cinematografici che ci ritroviamo.

Oggi sono passati tre anni e mi domando ancora se dopo quella sera in prima visione, la signora Titina di Bagnoli Irpino sia entrata o meno in una sala cinematografica.

Lasciamolo in pace Checco.

Tutto sommato, è brutto come noi, solo che a differenza nostra ha capito come far ridere le persone e ha il portafogli più pieno.

Lo abbiniamo alla pochezza del nostro Paese facendone un discorso quasi politico, quando in realtà lo si invidia solo per fama e portafogli.

Sono sicuro che con le sue stesse condizioni economiche e di visibilità, del Paese ce ne fregheremmo altamente.

Sfruttare la stupidità italiana e la superficialità che ne consegue non è reato, solo flessibilità e capacità di adattamento.

La stessa capacità di adattarsi al tempo che passa inesorabile e che si porta dietro un fenomeno nuovo ogni paio d’anni.

Con la differenza che per noi tipi “social” o sociolesi, come dir si voglia, quel fenomeno passerà il giorno dopo. E che per loro, i fenomeni per davvero, quel racconto passerà alla Storia.

“Quo vado?” passato alla storia come campione d’incassi?

Facciamoci un esame di coscienza e andiamo a lavorare.

di Jacopo Menna

 

 

 

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