di Mario Civitaquale
Napoli Il Napoli si riprende la vetta della classifica. Lo fa nel turno più ostico, con l’Inter impegnata in casa con l’Udinese e i partenopei di scena sull’ostico campo del Torino.
E’ invece è avvenuto.
Alle 15 i nerazzurri cadevano sotto i colpi dei friulani, per un 3-1 finale che ha dell’incredibile, soprattutto dopo la figuraccia degli uomini di Spalletti contro il Pordenone in Coppa Italia.
Alle 18, toccava al Napoli. Mezzora e partita in ghiaccio, con Mihajlovic che continua a non capire come arginare il gioco di Sarri. Anche in Piemonte un 3-1 in trasferta con un Napoli che torna a guardare tutti dall’alto.
Per l’andamento del match, il risultato è addirittura bugiardo, considerando le numerose palle-gol avute dagli azzurri. Ma prima del match c’era preoccupazione, con molti tifosi azzurri che parlavano di prendersi un buon pareggio.
D’altronde il Toro veniva dalla convincente vittoria all’Olimpico contro la Lazio; il Napoli da tre brutte prestazione con Juve, Feyenoord e Fiorentina, con il misero bottino di un punto in campionato sui sei a disposizione.
Ma erano le prestazioni a non convincere, con gli azzurri spenti, sotto ritmo e incapaci di creare azioni da rete.
Ma a Torino è tornato il Napoli, ed è tornato Marek Hamsik, che col 115 gol partenopeo ha raggiunto Maradona nella classifica marcatori all time.
Una grandissima prova di tutta la squadra, dalla difesa impenetrabile, all’attacco micidiale, passando per un centrocampo perfetto in entrambe le fasi.
Lo stesso allenatore granata ha dichiarato che quando gli azzurri giocano così, c’è ben poco da fare per chi li affronta.
Come non andava atterrito il Napoli dopo gli ultimi due turni di campionato, non va però eccessivamente esaltato dopo queste prestazioni.
L’obiettivo è arrivare a gennaio da primi della classe o comunque a ridosso della prima, chiunque essa sia, per poi rafforzare la rosa sul mercato.
Già due volte, nell’era De Laurentiis, gli azzurri sono arrivati al giro di boa con ottime prospettive, per poi cedere il passo causa un mercato inesistente. Già due volte si è avuta la sensazione che lo scudetto sia stato ad un passo che mai è stato fatto.
La prima volta lo sbaglio si chiama negligenza; la seconda si chiama errore; la terza volta sarebbe una scelta.