Di Valentina Mazzella
RECENSIONE – Quello di Prometeo è un mito che ancora oggi è capace di esercitare il suo fascino. Sarà perché, emblema del ribelle che non si arrende, il suo personaggio in fondo racconta le lotte e le rivolte che accomunano l’umanità. Ecco allora che la tragedia del greco Eschilo che vede Prometeo protagonista può oggi tornare a distanza di millenni a calcare il palco di un teatro catturando ancora l’attenzione del pubblico. Lo ha dimostrato Massimo Luconi che ha curato l’adattamento, le scene e la regia dello spettacolo “Prometeo” di Eschilo andato in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino allo scorso lunedì. Pur scegliendo di optare per dei costumi che fossero novecenteschi, quasi a ricordo della povertà del dopoguerra, i dialoghi hanno continuato a conservare riferimenti a divinità e storia greche. E grazie all’ottima performance degli attori (Luca Lazzareschi, Alessandra D’Elia, Flo, Gigi Savoia, Tonino Taiuti e Vittorio Cataldi alla fisarmonica), Prometeo ha proseguito nel regalare al pubblico emozioni. Divisi fra rabbia, pathos, rassegnazione, dignità e compassione, gli spettatori hanno potuto constatare come l’indomito che rubò il fuoco dall’Olimpo e fu per questo punito da Zeus a distanza di molte epoche continui a raccontare una storia che in realtà riguarda tutti noi da molto vicino, la vicenda di un fuoco che arde ancora.