di Stefania Schiavi
La grande mobilitazione studentesca per il clima ha riportato in auge il dibattito sulla consapevolezza politica dei giovani in Italia ma anche nel resto del mondo.
Si torna,così,a parlare di abbassare l’età del voto a 16 anni. L’ultimo, in ordine di tempo, a riprendere la proposta il presidente del Consiglio Enrico Letta; la politica si è schierata subito compatta e a favore ma , diversamente dalle aspettative, i ragazzi che ne dovrebbero beneficiare. respingono con forza al mittente la proposta. Lo si capisce dalle risposte che hanno dato a un sondaggio aperto da Skuola.net, che ha coinvolto 2500 persone, per capire l’opinione dei più giovani sull’argomento.
Più di 7 ragazzi su 10 , infatti, non crede sia una buona idea abbassare l’età del primo voto;appena il 27% del campione, al contrario, la vedrebbe come una cosa positiva.Le cose cambino quando si restringe l’indagine alla fascia di età chiave (14-17 anni). La prospettiva di andare alle urne prima dei 18 anni non convince: solo il 37% crede sia una buona idea mentre il 63% la boccia. Più netta la bocciatura dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni: quasi 9 su 10 si dicono contrari. La stessa opinione, percorre trasversalmente tutte la popolazione: tra i 25-30enni solo il 19% approva la proposta, tra 31 e 40 anni la quota sale al 30%, per poi riscendere con gli over 40, dove i “Sì” non vanno oltre il 21%.
Le motivazioni
Il 34% dei contrari pensa che a 16 anni un ragazzo non sia informato abbastanza sulla Costituzione e sul funzionamento degli organi di governo per poter assumere una posizione consapevole;un altro 35% è convinto che i sedicenni non siano abbastanza maturi per poter compiere scelte così importanti. Un quinto del campione, è convinto che un ragazzo di quell’età non abbia gli strumenti necessari per poter esprimere la propria preferenza politica, opinione condivisa anche da chi pensa che i più giovani possano essere troppo facilmente influenzabili.
Tra i favorevoli 4 intervistati su 10 pensano che attualmente i giovani non siano adeguatamente rappresentati e ascoltati all’interno delle istituzioni e che, quindi, portare il diritto di voto da 18 a 16 anni possa far aumentare il loro peso quando la politica deve occuparsi di loro. Mentre 3 su 10 immaginano che a 16 anni si possa essere abbastanza maturi per poter votare ed esprimere per la prima volta la propria preferenza.
Interessante anche vedere come la maggior parte (38%) di quelli che vorrebbero abbassare l’età di accesso al voto sarebbe favorevole a fissare un’unica età (16 anni in questo caso) per tutti i tipi di elezioni, Senato compreso (soglia che attualmente è piazzata a 25 anni). Ma non si fermerebbero qui: il 71%, infatti, sarebbe pronto ad abbassare a 16 anni anche la maggiore età, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista giuridico; ancora di più (73%) nella fascia d’età 14-17 anni. Segno che, per qualcuno, sentirsi grande in anticipo è quasi un’urgenza.
Gli altri stati d’Europa e del mondo
Nella maggior parte dei paesi del mondo i giovani possono votare a partire dai 18 anni. È così in Italia (ma per il Senato può votare solo chi ha compiuto 25 anni), Stati Uniti, Cina, India, Russia e in diversi paesi dell’UE. L’Austria è stato il primo Paese dell’UE ad abbassare l’età minima legale per il voto nel 2007. In Norvegia nel 2011 è partita una sperimentazione per quanto riguarda le elezioni locali e in Grecia l’età per votare è stata abbassata a 17 anni.Si può votare a 16 anni anche in Argentina e Brasile (ma il voto è obbligatorio per chi ha dai 18 ai 70 anni), Nicaragua e Cuba. Urne aperte ai 17enni anche a Timor Est, Etiopia, Indonesia, Corea del Nord, Sudan.