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PRENDI IL COPIONE E SCAPPA

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NAPOLI – Quattro fratelli attori e un copione, unico lascito del defunto padre,grande autore teatrale. Questi i presupposti della commedia Prendi il copione e scappa, in scena il 2 e il 3 maggio al Teatro Ateneo di Casoria. Sinossi: I quatto fratelli Campese sono attori. Figli del grande autore e attore Oreste Campese (nome di eduardiana memoria), non riescono però a eguagliarne la bravura, per un motivo molto semplice: in punto di morte, il buon Oreste ha fatto bruciare tutte le copie dei suoi testi. Il ruolo di autore viene ricoperto dal primogenito Arcibaldo, ma i risultati sono devastanti per le carriere dei fratelli…Fino al giorno in cui la madre dei quattro, Michela, non consegna loro una valigetta chiusa con una strana combinazione di lettere. L’unico modo per aprirla è risolvere una strana filastrocca. All’interno della valigia dovrebbe trovarsi l’ultimo, e il più comico, testo del padre. La risoluzione dell’enigma si dimostra più difficile del previsto e l’affetto fraterno lascia presto il posto alla diffidenza e all’avidità. La valigetta calamita ogni desiderio dei fratelli, spingendoli a rivolgersi al più strampalato killer di Napoli. Se poi il killer è anch’egli figlio d’arte, alle prime armi e accompagnato dalla madre che vuole insegnargli il mestiere… Note di regia Prendi il copione e scappa è una commedia ironica e divertente. Racconta i giorni dispari dei fratelli Campese, figli d’arte, le cui opere, a differenza di quelle paterne, non sono per nulla degne d’essere rappresentate. I giorni dispari sono quelli difficili, che via via si arricchiscono delle inquietudini del vivere quotidiano nella società, dell’incomprensione tra parenti, anzi tra figli, prima, e soprattutto fratelli, che avranno a che fare con una scioccante eredità. Una commedia, per l’appunto, e quindi si può ridere di gusto, in maniera semplice ed intelligente, leggera, di tematiche e andamenti sia familiari che sociali, particolari. Un intrattenimento che al tempo stesso fa sorridere e riflettere. La commedia, questa commedia, con tutto il teatro che ne consegue, con i suoi personaggi di varia umanità e “…in cerca di autorità” , non è un futile passatempo, un genere e una realtà marginale, ma uno specchio in cui riflettersi per conoscersi meglio. Quattro piccoli teatranti, dalla piccola cultura, dalla piccola esperienza finiranno quasi per ammazzarsi, fra le risate, “…quasi si scanneranno comm’e generale d’ Alessandro Magno” pur di ottenere successo, eppure, in questa miseria scriveranno le pagine più belle della loro vita. Dietro un velo melò si nasconde un finale che crediamo importante, di un teatro che guarda alla realtà per aiutare a capire le sue contraddizioni. Di un teatro unito che, insieme ad un impegno dello Stato a favore dell’arte, possa migliorare le condizioni di vita di chi lo guarda, di chi lo fa, di chi lo vive.

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