ROMA – C’è da dire che, dopo i tradizionali cori che intonano “Vesuvio, lavali col fuoco!”, le celebri banane gettate in campo per dei giocatori neri, le svariate offese omofobe sull’orientamento sessuale e altri storici episodi analoghi, non dovremmo stupirci più di tanto dinnanzi al degrado con cui certi invasati macchiano la dignità di molte tifoserie. E invece no: non c’è mai fine al cattivo gusto. Come si suol dire, quando si tocca il fondo è sempre possibile mettersi a scavare. Non ci sono altre parole per descrivere quanto è di recente accaduto presso la Curva Sud dello Stadio Olimpico dopo la partita della scorsa domenica contro il Cagliari. I tifosi laziali, nello specifico alcuni “Irriducibili”, hanno lasciato sul posto degli adesivi antisemiti in cui Anna Frank indossa una maglia della Roma. Alcuni con la scritta “Romanista Ebreo”, “Romanista Aronne Piperno”, “Romanista coleroso”, oppure “Romanista froc…”.
Un gesto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito “un atto disumano, allarmante […], come segno di insulto e di minaccia”. Non a caso ieri mattina il presidente biancoceleste Claudio Lotito si è precipitato in Sinagoga con due giocatori, Wallace e Felipe Anderson. Ha deposto una corona di fiori e ha dichiarato davanti alla stampa: “Siamo qui per ribadire la nostra posizioni di dissociazione contro ogni forma di antisemitismo e razzismo. La maggioranza della nostra tifoseria è con noi”. Al che le sue buone intenzioni sono state purtroppo freddate dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che da New York ha commentato: “La Comunità non è una lavatrice, né un luogo dove si presenta un omaggio floreale e si risolve tutto. Non si può pensare di aggiustare le cose facendo un’apparizione davanti ad una marea di giornalisti. Servono iniziative concrete, anche repressive. C’è stanchezza e insoddisfazione nella Comunità per queste apparizioni che potrebbero sembrare risolutorie”.
Dalle ultime news sembra che gli unici a non aver colto la gravità dell’episodio siano proprio sedici dei responsabili a cui la polizia è risalita grazie alle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza disposte nello stadio. Fra questi ci sono addirittura due minorenni, il più piccolo dei quali ha solo tredici anni. La Procura di Roma indaga seguendo la strada dell’istigazione all’odio razziale per valutare l’ipotesi di reato. Gli identificati rischiano così la denuncia e un Daspo fino a 8 anni, numero che non è escluso possa crescere in seguito a una più accurata analisi dei video. Gli Irriducibili in risposta avrebbero addirittura minimizzato l’accaduto asserendo di essere “stupiti da tutto questo clamore mediatico”. Non contenti hanno aggiunto: “Non ci dissociamo da ciò che non abbiamo fatto. Ci meravigliamo che queste, che vengono considerate offese, insulti o chissà che altro, quando però arrivano nei nostri confronti non scandalizzino nessuno. Gli stessi adesivi ce li ritroviamo anche nella nostra curva, ma non stiamo di certo a piagnucolare perché nessuno s’indigna per questo. Noi siamo della Lazio e non si piange! Tutto deve rimanere nell’ambito del “nulla”: si tratta di scherno e sfottò da parte di qualche ragazzo forse, perché in questo ambito dovrebbe essere collocata questa cosa, anche in virtù del fatto che, come da sentenza di tribunale, non è reato apostrofare un tifoso avversario accusandolo di appartenere ad altra religione“. E come se non bastasse hanno concluso gridando al complottismo calcistico: “Sono manovre per colpire la Lazio, che si sta affermando come una tra le migliori realtà di questo campionato, e i suoi tifosi che invece tanto stanno provando a fare, con molteplici iniziative di cui nessuno ne parla“.
Insomma, una risposta indecorosa che denuncia un urgente ritorno nelle scuole a determinate letture classiche mirate a rispolverare la memoria di importanti fatti storici che non possono cadere nel dimenticatoio. Anche e soprattutto per questo la Lega Calcio ha cercato di promuovere una campagna di sensibilizzazione sul tema proponendo la lettura di un estratto del Diario di Anna Frank prima del minuto di silenzio e dell’inizio delle partite. Mentre i calciatori della squadra Lazio pare che oggi abbiano fatto il riscaldamento indossando una maglia dedicata ad Anna per rimediare a un errore penoso di alcuni tifosi. Allora ci interroghiamo: non è forse questo il risultato di un’attenzione riservata all’Olocausto in maniera scialba solo una volta all’anno nel Giorno della Memoria? Un’azione così demenziale va punita, non per l’atto in sè che resta ridicolo, ma per non creare un precedente: il 27 gennaio piangiamo con “La vita è bella” e “Il pianista” e negli altri 364 giorni burliamo l’avversario con uno stiker con l’immagine photoshoppata di una ragazzina morta in un campo di concentramento? Cara Anna, perdonali tu perché noi siamo destabilizzati. E poi c’è un ultimo dubbio amletico che attanaglia alcune coscienze: che differenza c’è tra il criticatissimo adesivo laziale di Anna Frank, il black humor che impazza sui social e la sprezzante satira di Charlie Hebdo? Alla sensibilità personale di ognuno la risposta.
Di Valentina Mazzella