Torna alla luce a Pompei l’ambiente quasi integro di un termopolio, resti di cibo nei piatti e affreschi dai colori luminosi e sgargianti.
Un grande bancone a elle, su cui sono raffigurate due anatre appese per i piedi, un gallo, un cane al guinzaglio, che sembrano dipinti tridimensionali.
Il direttore del parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna esclama: “Incredibile fotografia del giorno dell’eruzione” di quel 24 ottobre del 79 d.C. quando il Vesuvio sommerse Pompei.
Paragonabile alle nostre tavole calde, il thermopolium offriva un veloce pasto di mezzogiorno con bevande e cibi caldi agli antichi romani indaffarati nelle loro attività lontani da casa. La struttura dell’esercizio commerciale è abbastanza semplice e funzionale, c’è un bancone affacciato sulla strada dove sono state murate delle grandi giare (dolia) in cui si conservavano i cibi da servire, in alcuni casi è presente anche una sala adiacente dove era possibile consumare dei cibi caldi. A Pompei ne sono presenti molti, (ne sono stati trovati ben 89) ma nessuno però così integro, con decorazioni così raffinate, i colori splendidi e i disegni intatti. E soprattutto, gli scavi del passato non sono riusciti a recuperare tutti gli elementi sul cibo emersi in questo progetto, al quale hanno lavorato in equipe esperti di archeobotanica e archeozoologi, geologi, antropologi, vulcanologi.
Una bottega di “street food”
A stupire è il ritrovamento nelle pentole in coccio del Termopolio di tracce di alimenti, in questa “tavola calda” dei romani si mangiavano piatti di ogni tipo, dalle lumache a una specie di “paella ante litteram” con “l’impiego congiunto di mammiferi, uccelli, pesce e lumache nella stessa pietanza”, come spiega nella sua relazione l’archeozoologa Chiara Corbino, e poi ancora il vino “’corretto” con le fave e pronto per la mescita.
Nuova ed ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, “le possibilità di analisi del termopolio sono eccezionali – ha detto Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico – perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia, che stanno restituendo dati inediti” di questo locale frequentato nella piazzetta che era il centro della vita del quartiere, aprendo nuovi studi su vita, usi e alimentazione dei pompeiani.
Lo scavo si trova nella zona della Regio V interessata negli ultimi anni dai lavori di consolidamento e scavi. La presenza del Thermopolium, ubicato proprio di fronte alla “locanda dei gladiatori”, quasi all’angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d’Argento, era stata notata già nel 2019, quando era stato fatto un primo saggio di scavo. All’epoca erano riemersi una prima parte del bancone con uno splendido dipinto a tema mitologico (Una nereide che cavalca un ippocampo e porta con sé una cetra) l’impronta lasciata nella cenere dal grande portone in legno e un balcone che ornava il piano superiore. La rivelazione tra l’antichità e la bellezza, è la perfetta espressione di quella convivialità, che in questo difficile momento di pandemia è venuta a mancare all’Italia intera.
Altrettanto importante è il ritrovamento dei resti di due uomini. Una delle vittime, un uomo intorno ai 50 anni, era disteso su una branda nel retro del locale e potrebbe essere morto schiacciato dal crollo del solaio. I resti dell’altro sono stati trovati invece in un grande vaso di terracotta, tranne un piede che era vicino al bancone.
Il restauro è comunque ancora in corso e il lavoro prosegue anche nei laboratori, dove dalle analisi già fatte sul posto ne saranno affiancate altre per conoscere in maniera più precisa il contenuto dei grandi vasi in terracotta e avere maggiori informazioni sui resti delle vittime.
Massimo Osanna, annuncia “Sarà un dono di Pasqua per i visitatori”. E anche il ministro della Cultura Franceschini applaude, sottolineando il frutto del lavoro di squadra che si sta facendo in questi anni a Pompei: “Un grande esempio per la ripresa del Paese”.