Continua la lotta dei piccoli comuni contro l’accorpamento. Nel ricorso al Tar i piccoli comuni reclamano l’incostituzionalità dela norma in quanto questa lederebbe il principio di autonomia degli enti locali ma soprattutto sarebbe irragionavole in quanto i dati ISTAT sulla spesa dei comuni evidenziano che i piccoli comuni hanno una spesa annua di 852 euro pro capite a fronte della media nazionale di 910 euro e della media dei grandi comuni pari a 1256 euro.
Francesco Pinto, Presidente dell’associazione ASMEL spiega le motivazioni della protesta: “Dati che dimostrano che non c’è affatto una correlazione tra piccole dimensioni del comune e costi di gestione ma c’è invece una correlazione opposta, perché è proprio nei piccoli comuni, dove è più agevole e stretto il rapporto con i cittadini, che è più semplice contenere i costi”.
E continua anche Pinto: “Il principio di ragionevolezza è considerato dalla Corte Costituzionale un corollario del principio di uguaglianza, sancito dall’ art. 3 della nostra Carta fondamentale, e presuppone che le disposizioni normative contenute in atti aventi valore di legge siano adeguate o congruenti rispetto al fine perseguito dal legislatore. Si determina, pertanto, violazione del principio di ragionevolezza, quando si riscontra una contraddizione all’interno di una disposizione legislativa, oppure tra essa ed il pubblico interesse perseguito. Nel caso si accerti l’irragionevolezza della legge, essa sarà affetta dal vizio dell’eccesso di potere legislativo, e, in quanto tale, potrà essere ritenuta costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale”.