Napoli, piazza Vanvitelli: ancora una rissa tra giovani. Basta alla movida violenta!
Monta la protesta dei cittadini: su Facebook un gruppo con quasi 2.000 iscritti!
L’ennesimo grave episodio registratosi nella notte tra sabato e domenica scorsa, con due ragazzi che sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari, dopo l’ennesima rissa scoppiata in piazza Vanvitelli, nel quartiere partenopeo del Vomero, ripropone antichi e mai risolti problemi legati alla movida violenta che da tempo si registra nel quartiere collinare partenopeo senza che le istituzioni preposte passino dalle parole a interventi concreti e continuativi per debellare un fenomeno datato, salito sovente alla ribalta della cronaca nera “. A intervenire, ancora una volta, sulla grave situazione, che desta sdegno e rabbia tra i residenti, è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, fondatore su Facebook del gruppo “Comitato contro le baby gang e la movida violenta” alla pagina: https://www.facebook.com/groups/comitatopaartenopeocontromovida , che conta quasi 2.000 iscritti, con tante mamme e nonne preoccupate per i loro figli e nipoti, specialmente per le frequenti risse che scoppiano nei fine settimana.
Era il 2005 infatti, ben venti anni fa – ricorda Capodanno -, quando l’inviato del settimanale “L’Espresso”, il giornalista Leo Sisti, descrisse, in un lungo quanto dettagliato reportage, le scene di violenza che si registravano, già allora a Napoli, segnatamente nel quartiere collinare partenopeo a opera di bande di giovinastri, poi impropriamente denominate “baby gang”, visto che si tratta di delinquenti seppure in età scolare, i quali, specialmente nei fine settimana, arrivavano a frotte sulla collina dai quartieri periferici della Città e dai Comuni della Provincia. Un fenomeno non nuovo dunque, peraltro salito in numerose occasioni alla ribalta della cronaca nera. Fino a oggi, purtroppo, nulla è cambiato anzi la situazione è nettamente peggiorata, come denunciano da tempo anche i genitori, preoccupati per la recrudescenza dei fenomeni di bullismo e di aggressione fisica che si verificano, sempre con maggior frequenza, a danno dei propri figli.
Peraltro – aggiunge Capodanno -, in tutti questi anni, la scia di sangue causata da questi delinquenti in erba, che escono di casa armati di bastoni, coltelli e, in qualche caso, anche di pistole, con la chiara ed evidente intenzione di adoperarli, si è sempre più allungata al punto che la lista delle vittime, per lo più ragazzi in età scolare, è molto più simile a un vero e proprio bollettino di guerra .
Ma cosa hanno fatto concretamente le istituzioni preposte, fino a oggi, per debellare il fenomeno sia con interventi preventivi che con interventi repressivi – domanda Capodanno -? Dunque, perché meravigliarsi anche della scarsità delle denunce al riguardo? Con quale animo una persona che viene aggredita, malmenata e, in qualche caso, anche ferita al punto da dover ricorrere alle cure dei sanitari, pure per il timore di eventuali ritorsioni, può decidersi a denunciare se poi, in cuor suo, sa che non accadrà nulla e che se anche questi criminali in erba venissero acciuffati e riconosciuti, poi non marcirebbero in galera, ma verrebbero riaccompagnati nelle proprie abitazioni, al massimo con una tirata d’orecchi, tornando a delinquere per strada già dal giorno dopo?.
Le persone sono sfiduciate – sottolinea Capodanno -. Inoltre hanno paura. Molti residenti ricordano ancora il grave episodio, uno dei tanti, accaduto anni addietro, di un uomo che era andato a prelevare con la propria autovettura la figlia e che proprio in piazza Vanvitelli, una piazza salita sovente alla ribalta della cronaca nera, fu pestato a sangue per aver chiesto garbatamente di spostare un motorino che ostruiva il passaggio dell’auto. L’uomo, malmenato dal branco che stazionava permanentemente nella piazza, sotto gli occhi atterriti della figlia, rimase diverso tempo ricoverato in ospedale e dovette subire anche l’asportazione della milza. Solo due dei delinquenti furono successivamente identificati e processati. Condannati, invece che lasciati in carcere, furono mandati agli arresti domiciliari.
A questo punto – conclude Capodanno – reputo che le istituzioni preposte hanno perso credibilità e fiducia da parte dei cittadini, circa la capacità di arginare l’inaccettabile situazione che si è venuta a creare. Da qui l’ennesimo appello affinché si proceda con un programma efficace e soprattutto duraturo, che non si riduca dunque solo a qualche effimera iniziativa di facciata. Una sollecitazione indirizzata al prefetto, al questore e al sindaco di Napoli per mettere in campo, in tempi rapidi, iniziative concrete e soprattutto continuative per debellare il grave quanto datato fenomeno.