NAPOLI – Con queste parole, il poeta Pablo Neruda cominciava una delle sue più celebri poesie. E poi, continua: “lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo”. Ed è vero. Questa frase pare sia stata scritta, talvolta e purtroppo, proprio per Napoli. Dedicata soprattutto a quei progetti più che mai iniziati, cominciati e portati al degrado e all’abbandono. Questa frase sembra scritta per alcuni quartieri di Napoli che oggi vivono soltanto degrado e solitudine, un tempo punti d’approdo e nodi nevralgici di una Napoli che palpitava d’entusiasmo.
Il fedele napoletano che devotamente si rivolge alla Madonna Bruna, ‘a Madonna do Carmene, ed esce dalla omonima Basilica che ne accoglie l’effige, immediatamente s’imbatte in una delle piazze più importanti della città. Piazza, quella del Carmine e Mercato, depositarie di una storia rivoluzionaria e progressista. In tutti i sensi. Dalla rivoluzione capeggiata da Masaniello fino agli anni d’oro del commercio degli anni 70’ e 80’. Piazza Mercato, chi era giovane in quegli anni, la ricorda come un vero e proprio polo commerciale. La biancheria e i tanti negozi di abbigliamento costituivano la materia prima per una zona divenuta tra le più importanti della città. Una piazza che oggi sembra spenta, illuminata solamente una volta all’anno dai fuochi colorati del famoso incendio del Campanile del Carmine, abbandonata nel silenzio e diventata un grande campo di calcio per i giovani del quartiere che si divertono rischiando di farsi male.
Un territorio che grida di speranza. Bisogna riaccendere la speranza perché ritorni lo splendore del commercio, nel fascino e nel valore turistico che questo luogo possiede. E allora si che: “Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare! Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.”
