RECENSIONE – Semplice, divertente e intrigante sono gli aggettivi che forse più si addicono al film “Perfetti sconosciuti”, ultimo lavoro di Paolo Genovese, già noto per la regia di precedenti successi come “La banda dei Babbi Natale” (2010), “Immaturi” (2011) e “Tutta colpa di Freud” (2014).
Un film semplice e di intrattenimento per la trama non troppo contorta, che si svolge tutta fra le pareti di una casa nel corso di una cena fra sette amici, tre coppie e un singolo. Una storia che non ha bisogno di mostrare più del dovuto per accattivare il pubblico, capace di condensarsi in poco spazio e pochi eventi. E già qui vi è parte della sua grandezza.
Un film divertente assolutamente per i dialoghi ricchi di battute da salotto, senza la pretesa di far a tutti i costi cabaret. Insomma, un umorismo genuino, come se si spiasse degli amici scherzare davvero fra loro. Senz’altro fondamentale per rendere possibile ciò è stata l’interpretazione eccellente degli attori: Kasia Smutniak (Eva), Edoardo Leo (Cosimo), Marco Giallini (Rocco), Anna Foglietta (Carlotta), Valerio Mastandrea (Lele), Alba Rohrwacher (Bianca) e Giuseppe Battiston (Peppe).
Un film intrigante perché fra una risata e l’altra induce lo spettatore anche a riflettere. Proponendosi come una pellicola sulle ansie da coppia, ma uscito al cinema “sadicamente” pochi giorni prima di San Valentino, “Perfetti sconosciuti” parte da dei banali cellulari e dalle paure comuni per analizzare la quotidianità della società odierna con i suoi dualismi, le sue contraddizioni e soprattutto i suoi lati nascosti. Impossibile per lo spettatore non essere travolto dalla psicologia dei personaggi sul grande schermo condividendone pensieri, idee, timori e ansie. Esaustiva a questo proposito la citazione dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Márquez che fa da sottotitolo al film: “Ognuno di noi ha tre vite, una vita privata, una vita pubblica e una vita segreta”.
È per queste ragioni che “Perfetti sconosciuti” è una pellicola da non perdere e da apprezzare, che dà aria al cinema italiano come commedia perfettamente riuscita.
Di Valentina Mazzella