RECENSIONE – Il web è quel posto fantastico in cui, con molta fortuna, alle volte un film o una canzone può tornare a essere virale anche dopo molti anni, magari senza un apparente motivo. Di recente è capitato con il film “Other side of the box”, realizzato nel 2018 e nell’ultimo periodo di nuovo di tendenza grazie al passaparola degli utenti. L’opera, in realtà, è un cortometraggio molto breve. La sua durata è di diciassette minuti. Il cast annovera soltanto quattro nomi: Nick Tag, Teagan Rose, Josh Shell e Tyler Pochop.
La produzione è un eccellente esempio di quanto potenziale sia possibile scovare nelle espressioni artistiche del cinema indipendente. La storia appartiene alla categoria del genere horror. Il racconto inizia quando una sera, senza troppe spiegazioni, una giovane coppia di fidanzati riceve una misteriosa scatola. Con l’oggetto incriminato unicamente un biglietto su cui c’è scritto di non distogliere lo sguardo. Inaspettatamente dalla scatola spunterà fuori la testa di un uomo dallo sguardo fisso.
La lodevole regia di Caleb J. Phillips riesce a creare la giusta tensione servendosi di inquadrature e sequenze studiate nei dettagli. Il montaggio evoca la suspense e un notevole climax in crescita. Il tutto senza ricorrere all’uso inflazionato di jumpscare o a scene di sangue. La paura esercita moltissima leva sulla psicologia dello spettatore. Naturalmente “Other side of the box” trae ispirazione anche dalla tradizione horror. La sua sceneggiatura presenta, purtroppo, alcuni nodi narrativi non sviluppati al massimo per le tempistiche del prodotto in sé. Tuttavia il film resta un cortometraggio di qualità e molto affascinante per il suo filone.
Di Valentina Mazzella