di Mario Civitaquale
Napoli Dopo Napoli – Spal, la sensazione che si aveva già prima non può che dirsi confermata.
Il Napoli assomiglia sempre più alla Juve.
Attenzione.
Non nel rapporto con gli arbitri…
Ma per come porta a casa le partite.
Se si considerano le ultime sei partite di campionato, difficile trovare una prestazione da ricordare, una performance da applausi, da alzarsi in piedi.
Sarà per il valore degli avversari, arroccati in difesa.
Sarà per la “minor” motivazione degli azzurri contro squadre di livello inferiore.
Sarà per la testa sempre al match più importante.
Fatto sta che il Napoli non gioca più bene. Poche palle-gol create, poche azioni spettacolari e gol fatti quasi sempre da calci piazzati.
Di questi “dodici tempi” il Napoli ne ha fatti buoni tre: il primo con l’Atalanta e i due col Frosinone, compagine oggettivamente di categoria inferiore.
L’unica giustificazione è però soltanto il secondo tempo nel pantano di Marassi.
Tre tempi di grande calcio su dodici sono pochi per un Napoli, famoso per dare spettacolo.
Ma è questo il punto, il Napoli è cambiato.
E’ vero che recentemente sta creando poco, ma è anche vero che rischia pochissimo, concedendo giusto un paio di limpide palle-gol a partita.
E, fatto più importante, ha preso solo due gol in questi sei incontri, totalizzando sedici punti su diciotto.
L’ultima sconfitta azzurra in campionato risale addirittura a fine settembre per mano della Juve.
Ed è proprio in tutto questo che il Napoli appare sempre più simile ai bianconeri.
Brutto, cinico, vincente.
E, dopo anni di applausi ma zero trofei, forse è meglio così.