Per la pietra grigia, fredda, immobile e a tratti austera; per i rosoni, le torri, le fiancate e i transetti; per le navate, le cappelle e per quel silenzio che si deve all’amore; per il coro, l’abside e i bassorilievi; per certe vetrate, a ricordarci che c’è della luce in ogni luogo; per le sedici campane, per le volte a crociera e per il portale del Giudizio Universale; per lo stile gotico, la guglia e la Galleria dei re; per il campanile, per certi scorci e per certe finestre – ricoperte di vita – e per quanto cielo si vede da lì; per i turisti tra le colonne e la magia, per Victor Hugo, per i Gargouilles, Quasimodo ed Esmeralda e per tutta la poesia che a volte manca; per l’incoronazione di Napoleone e per le nozze di Maria Stuarda; per i film, le fotografie, gli appuntamenti e per le ispirazioni; per i baci dati, ricevuti, rubati e per quelli che avremmo voluto o forse dovuto; per tutte le parole che in molti hanno detto o scritto o sussurrato o letto o suonato o cantato; per i secoli, per l’arte e per l’amore consapevole – così come dovrebbe essere l’amore sempre – bruciamo anche noi.