CINEMA — Può un film muto, in bianco e nero e degli Anni Venti destare ancora interesse nel 2025? A quanto pare sì. Lo dimostra ad esempio “Nosferatu il vampiro”, celeberrimo film tedesco diretto da Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922 e oggi fonte di ispirazione per il remake “Nosferatu” di Robert Eggers, realizzato lo scorso anno e attualmente distribuito nelle sale italiane dal 1° gennaio. Un primo rifacimento era già stato realizzato nel 1979 da Werner Herzog e divulgato con il titolo “Nosferatu, il principe della notte”. È ovvio che se, a distanza di più di un secolo, il capolavoro di Murnau continua a essere un importante stimolo creativo per la produzione di nuove pellicole, ciò dimostra quanto “Nosferatu” sia ancora un film dignitosamente degno di attenzione. Anche nei giorni della tecnologia in pixel e dei film in HD e in blu-ray, è ancora caldamente consigliato agli spettatori più inesperti e desiderosi di approfondire il cinema degli albori.
“Nosferatu il vampiro” di Murnau è innanzitutto un esempio di cinema espressionista, ossia una delle avanguardie del settore in Germania negli anni Dieci e Venti del XX secolo. La corrente dell’Espressionismo proponeva un’espressività molto intensa in tutti i linguaggi artistici, dalla letteratura alla pittura, attraverso parole e immagini particolarmente forti. Nel mondo del cinema questo si è manifestato con un decennio in ritardo rispetto alle altre forme d’arte, attraverso una gestualità teatrale potenziata dall’inquadratura cinematografica. L’Espressionismo desiderava rompere ancora una volta gli schemi dell’arte tradizionale.
Trucchi speciali del vecchio cinema delle attrazioni, mondi irreali, distorti e allucinatori, temi misteriosi e soprannaturali erano solo alcune delle caratteristiche ricorrenti nel cinema espressionista. Lo stile dei suoi film esasperava e deformava spesso i volti degli attori attraverso un make-up pesante per renderli più tenebrosi. Frequente l’uso del primo piano con effetti demoniaci per lo stesso motivo. I fondali dipinti erano solitamente di derivazione teatrale con angoli acuti che marcavano le ombre. La recitazione spigolosa degli attori potenziavano la costruzione di mondi oscuri e creature del male.
“Nosferatu il vampiro” di Murnau del 1922 si inserisce perfettamente in questa tradizione. Nonostante l’assenza dei colori e dei dialoghi odierni, il film innesca nel pubblico ancora sensazioni ed emozioni forti anche dopo cento anni. Si tratta di una pellicola horror la cui trama è liberamente ispirata al romanzo “Dracula” di Bram Stoker pubblicato nel 1897. Per problemi legali con i diritti d’autore dell’opera, Murnau cambiò i nomi dei personaggi e i luoghi. La storia è, infatti, ambientata a Londra invece che a Wisborg e il Conte Dracula fu ribattezzato il Conte Orlok.
Il tentativo di aggirare la legge a nulla valse perché il regista fu ugualmente denunciato dagli eredi dello scrittore irlandese per violazione dei diritti d’autore. La condanna chiese addirittura di distruggere tutte le copie esistenti della pellicola. Tuttavia oggi possiamo ancora guardare questo capolavoro grazie allo stesso Murnau che, non pentito, ne salvò una copia clandestina. Nel frattempo, a causa di questa vicenda giudiziaria, la Prana-Film, ossia la casa di produzione del film, fu addirittura costretta a dichiarare bancarotta perché obbligata a pagare il contenzioso sui diritti d’autore agli eredi di Stoker.
Negli anni “Nosferatu il vampiro” ha subito diversi interventi di restauro per migliorare e recuperarne la qualità dell’immagine. La versione sonora è accompagnata fin dagli anni Trenta dalla colonna sonora originale di Hans Erdmann (ad opera di Georg Fiebiger). Attorno al film aleggiano anche delle leggende. Le più bizzarre riguardano il personaggio del Conte Orlok che sappiamo essere stato interpretato dal noto attore teatrale da Max Schreck, come dimostra anche la lampante somiglianza dell’artista con il personaggio del film. Leggende tra l’altro raccontate anche in alcuni lungometraggi più recenti, come ne “L’ombra del vampiro” (2000) di E. Elias Merhige.
Secondo la meno irrazionale in realtà fu lo stesso Murnau a vestire i panni del vampiro, reso poi irriconoscibile e mostruoso da un trucco molto pesante. La leggenda più assurda asserisce, invece, che il regista si sia recato presso i Carpazi alla ricerca di un vero vampiro. A sostegno di questa credenza assai stramba, i suoi sostenitori sottolineavano la curiosa coincidenza per cui il nome di Max Schreck, in tedesco, suoni e significhi come “Massimo Spavento”. Coincidenza a suo tempo sicuramente sfruttata da Murnau per fomentare il passaparola e promuovere il film.
“Nosferatu il vampiro” di Murnau rivela molteplici tematiche. Più in superficie emerge subito l’analisi di una realtà regolata da una legge naturale per la quale “il più forte si nutre del più debole”. Il concetto del vampirismo si presta da sempre a innumerevoli metafore sul piano sociale e politico a proposito della lotta tra le classi sociali e e relazioni umane. Non manca una buona dose di romanticismo che idealizza i tempi della società pre-industriale evocando una riflessione sul rapporto tra l’uomo e la natura. Lampante il focus sulla sessualità e sui significati attribuiti alla sfera erotica dai costumi e dai valori della società dell’epoca. Soprattutto per quanto riguarda la figura della donna, Ellen, e la sua verginità. Infine tutta la pellicola è pervasa da simbolismo occulto e una buona conoscenza dell’esoterismo che costituiscono del resto il cuore pulsante dell’universo irrealistico costruito da Murnau. Tutte sfaccettature che hanno consacrato il film incastrandolo in maniera irremovibile nella storia del grande cinema.
Di Valentina Mazzella