‘Impressiona la scaltrezza, l’elevata professionalità e la spregiudicatezza degli appartenenti all’associazione” scrive il gip nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare
Identificati 9 dei 14 componenti della “banda del buco” grazie alla visione delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza pubblica e privata. Questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Napoli Centro hanno eseguito alle prime luci dell’alba un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della VII Sezione Sicurezza Urbana della Procura partenopea, che dispone l’arresto in carcere per cinque di loro ed i domiciliari per gli altri quattro. Nel corso delle perquisizioni di questa mattina, i carabinieri hanno trovato una botola nel pavimento di un’abitazione, 4 walkie talkie, muniti di auricolari, una 20ina di torce frontali, un disturbatore di frequenze, una 30ina di telefoni cellulari e varie videocamere.
L’indagine svolta dai Carabinieri nel periodo marzo – luglio 2022, ha consentito di individuare modus operandi, ruoli e compiti dei componenti dell’associazione. Una volta scelto l’obiettivo, venivano effettuati ripetuti sopralluoghi finalizzati a verificare il posizionamento dello stesso e la sua accessibilità dalle reti dei sottoservizi e fognarie. Successivamente la banda proseguiva una prolungata fase di scavo con attrezzature professionali, le cui operazioni sono arrivate a durare anche due mesi; per poi culminare nella fase esecutiva. Il tutto mediante un’articolazione del gruppo in aliquote ben individuate – comunicanti tra loro attraverso dispositivi walkie-talkie e con compiti differenziati, anche di sicurezza perimetrale dell’area di operazione e di monitoraggio discreto, dissimulato anche grazie all’uso di cani da passeggio, dei movimenti delle forze dell’ordine presenti sul territorio.
”Impressiona la scaltrezza, l’elevata professionalità e la spregiudicatezza degli appartenenti all’associazione” scrive il gip nelle pagine dell’ordinanza.
Dei 14 indagati, 9 sono finiti in manette: Patrizio Stefanoni, accusato di essere il capo della banda del buco e ideatore dei vari colpi, Gaetano Giordano e Alberto Castiglione, ritenuti suoi stretti collaboratori, Luca Raiola e Gabriele Iuliano. Tutti partecipano a sopralluoghi e riunioni organizzative. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Peluso (insieme a Castiglione identificato come uno degli scavatori), Andrea Polverino, che avrebbe rivestito il ruolo di vedetta con incarico di apri botola, Salvatore Spagnuolo e Amalia Granieri (altra vedetta e moglie di Giordano).
Al gruppo criminale è stato attribuito il furto commesso in danno di un noto negozio di abbigliamento di via Chiaia al quale avevano sottratto scarpe ed abbigliamento d’alta moda, per un valore complessivo di 173mila euro, refurtiva poi recuperata e restituita al legittimo proprietario. Secondo le indagini il gruppo di criminali, dopo essersi introdotti nella rete dei sottoservizi fognari attraverso una grata in ferro sita in un condominio ubicato nel centro storico di Napoli ed aver effettuato una prolungata attività di scavo nel sottosuolo urbano, sono giunti al negozio di abbigliamento.
Altro furto attribuito alla banda del buco anche quello all’interno dell’ex complesso ospedaliero Gesù e Maria, nel corso del quale gli indagati, dopo essersi introdotti all’interno della biblioteca storica, trafugavano diversi oggetti d’interesse storico-culturale, tra cui una statua, cimeli ed antichi testi.
Diversi i colpi messi a segno anche in provincia, in particolare per rubare catalizzatori dalle auto e recuperare palladio, rodio e platino, metalli che valgono più dell’oro. Un singolo ricambio può fruttare fino a 1.000 euro. Nel corso delle indagini ricostruita anche l’organizzazione di un colpo all’Apple store di piazza Carità per provare a rubare 500-600 telefoni.