Benvenuti all’appuntamento con la rubrica “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
Con l’UnitΓ d’Italia cominciΓ² per Napoli e per il Mezzogiorno una fase di innegabile decadenza. Taluni ne attribuiscono le responsabilitΓ alle condizioni di presunta arretratezza che caratterizzarono Napoli e tutto il Sud.
Qualche autore ha detto perfino che in Italia vi sono razze superiori e razze inferiori. Hanno detto, inoltre, che esiste una scienza – anzi, una mezza scienza – che prevede senza difficoltΓ l’avvenire dei popoli e che sa dire chi sia capace di progredire e chi non.
Dopo il 1860 molte industrie napoletane furono smantellate e trasferite al Nord. Francesco Saverio Nitti, Ministro del Tesoro del Regno d’Italia, ebbe a dire: “Dal 1860 ad oggi vi Γ¨ stato un drenaggio continuo di capitali dal Sud al Nord”.Β
Tutte le attivitΓ produttive subirono una secca frenata a causa dell’introduzione dei dazi e delle barriere doganali interne. Inoltre l’agricoltura meridionale, che si fondava su un ottimo equilibrio tra proprietΓ terriera e lavoro contadino, fu stravolto dallo sviluppo del latifondo.
Cospicui risparmi del Sud furono utilizzati per finanziare opere e imprese che con Napoli non avevano alcuna attinenza. L’emigrazione divenne l’unica alternativa. I penosi “bastimenti” trasportavano milioni di emigranti napoletani verso terre di speranza.
Ciononostante lo spirito, l’arguzia e il genio napoletano sono ancora ben vivi. Sono valori inesauribili di umanitΓ e cultura.
Γ falsa la descrizione di una Napoli arrendevole. A Napoli la speranza Γ¨ sempre di casa, dal mitico sbarco dei Greci ad oggi. E sono ormai 2500 anni: Napoli ha sempre trovato la via della risurrezione.
Saluti cordiali!
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano dβArco.Β