Napoli – La camorra torna a sparare a Miano, cosi si apre un nuovo fronte di guerra, in città. L’ultima vittima a cadere sotto il fuoco dei sicari è Vincenzo Allocco, un pregiudicato 58enne il cui passato criminale appare caratterizzato da un continuo cambio di casacche e di fedeltà tradite. Ad ucciderlo è stato un commando di killer professionisti, gente che sa usare bene la pistola, infatti, la vittima è stata giustiziata con un unico, preciso colpo letale che lo ha raggiunto alla nuca. Sono le 18 quando si compie la sentenza di morte per un bersaglio tutto sommato facile da raggiungere. I sicari conoscono bene le abitudini di Allocco e lo attendono non lontano da casa, in via Gherardo Marone, zona di confine tra Secondigliano, Capodichino e Miano. Il 58enne è a piedi e si dirige verso la sua abitazione, ma non ha nemmeno il tempo di accorgersi dell’imminente agguato: alle sue spalle arriva di corsa una moto con due giovani con il volto semicoperto. Un solo colpo raggiunge Allocco alla nuca, e la morte è istantanea. I killer fuggono via in direzione di via Cupa Capodichino e fanno perdere le loro tracce. Sul posto arrivano i carabinieri, ma per l’uomo in terra non c’è più niente da fare. Sul luogo del delitto gli uomini del centro investigazioni scientifiche dell’Arma non troveranno nemmeno il bossolo, segno che a sparare sarebbe stata una pistola a tamburo. Scatta una imponente caccia all’uomo, con posti di blocco nel raggio di diversi chilometri. Tutto inutile, perché gli assassini sono ormai già lontani. Partno così le indagini: si scava nel passato di Allocco e cominciano ad emergere i primi particolari; scarcerato nel 2010, Vincenzo Allocco aveva cambiato più due volte casacca: da fedelissimo del clan Licciardi – che controlla la zona della Masseria Cardone – era poi trasmigrato nel gruppo Cesarano-Sacco-Bocchetti, nato dalla scissione con gli stessi Licciardi: una cosca che cercava di affermarsi nei quartieri della periferia settentrionale della città, ma che non ebbe vita lunga. Di fatto, oggi i Cesarano-Sacco Bocchetti non esistono più, se non sulla carta. E questo è il punto di partenza dal quale muovono le indagini affidate al nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri, coordinate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia guidata dall’aggiunto Filippo Beatrice. Indagini complesse in un mosaico ancora tutto da ricostruire, anche già dopo qualche ora gli inquirenti sembrano puntare verso una pista precisa: quella che porta ai nuovi boss di Miano e ad un clan Lo Russo che – a quanto pare, dopo il pentimento dello storico padrino Salvatore, oggi collaboratore di giustizia – sarebbe governato da uomini scaltri e pronti a tutto. Una pista precisa, quella che riconduce alla cosca dei «capitoni», e allo stesso tempo inquietante. Dei Lo Russo si era già parlato solo pochi giorni fa, in occasione dell’omicidio di un pezzo da novanta della camorra quale era Pietro Esposito, il ras del Rione Sanità ucciso sabato scorso in pieno pomeriggio e di cui ieri c’è stata la tumulazione. Se le ipotesi formulate sul clan Lo Russo quale mandante di quest’ultimo omicidio dovessero essere confermate, allora saremmo di fronte a una vera e propria offensiva di guerra per la conquista dell’area nord di Napoli.