ROMA – Maturità 2017. Prima prova d’Italiano superata. Le tracce, a voce di popolo, non hanno soddisfatto molto studenti e insegnanti. Sono stati proposti “Il miracolo economico” degli anni ’50 e ’60 per il tema storico; una traccia su “Nuove tecnologie e lavoro” per l’ambito socio-economico; “Robotica e futuro tra istruzione, futuro e mondo del lavoro” per il saggio tecnico-scientifico; “La natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura” per il saggio breve artistico-letterario con documenti di Leopardi, Pascoli e Montale. “Il concetto di progresso” a partire da un testo di Edoardo Boncinelli per il tema di ordine generale e “Disastri e ricostruzione” per il saggio storico-politico, palesemente in omaggio alla disgrazia del terremoto che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni. E rullo di tamburo… la poesia “Versicoli quasi ecologici” di Giorgio Caproni per la traccia A dell’analisi del testo, come ormai a quest’ora tutti sapranno.
Come sapranno anche che è tutto il giorno che il web impazza fra tweet e post sui social di gente che domanda chi sia questo autore, con tanto di gif con facce prese alla sprovvista, e articoli di giornale che promettono di illuminare le masse su chi effettivamente sia stato. In questa sede non c’è tanto l’intenzione di raccontare la vita, le opere e la poetica di Giorgio Caproni, scrittore, poeta e traduttore italiano del secolo scorso. Per quello basta digitare nome e cognome su Google, non prendiamoci per i fondelli.
La riflessione che si desidera qui condividere è un’altra: perché il Ministero dell’Istruzione ha deciso in maniera così barbara di “umiliare” la memoria di un grande autore palesemente sconosciuto ai più? Perché, nonostante tutta la sua carriera alle spalle, da oggi in poi Giorgio Caproni dovrà essere ricordato da chi ne ignorava l’esistenza come “Quello che è uscito agli esami 2017 e nessuno conosceva”? Un po’ come del resto è già accaduto per Claudio Magris nel 2013. Davvero: perché? Sembra quasi una manovra pubblicitaria per promuovere un autore in modo da farlo riscoprire al pubblico e rilanciarne le vendite editoriali.
Se l’intenzione – nobilissima – è quella di far apprezzare ai giovani studenti del nuovo secolo anche un po’ di letteratura più contemporanea, non sarebbe forse il caso di rinnovare al massimo i programmi scolastici di qualche pagina? Non sarebbe più logico far stimare e approfondire un autore durante l’anno scolastico con i dovuti strumenti piuttosto che proporglielo a tradimento in seduta d’esame?
Qualcuno potrà obiettare che a mortificare il ricordo di Giorgio Caproni non sia la traccia, ma il demerito degli studenti che non lo conoscono. E invece no. Il demerito degli studenti e di molti Italiani è frutto anche di una cattiva istituzione scolastica. E, nel momento in cui il Ministero scrive “traccie” con la i come ha fatto questa mattina sul suo sito ufficiale, noi non possiamo che aver anche paura di chiedere una riforma perché a questo punto non sappiamo se chi di dovere abbia effettivamente le competenze per delinearne una con i fiocchi. Allora oggi non ci resta che chiedere scusa alla memoria di Giorgio Caproni per l’offesa e riflettere ancora una volta sulle scelte inadeguate della scuola italiana.
Di Valentina Mazzella