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“Mare Fuori 3”: perché Ciro piace tanto alle fan?

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SERIE TV – Nel suo essere allo stesso tempo un teen-drama e un prison-drama, la serieTV “Mare Fuori” ha riscosso i migliori ascolti soprattutto tra gli adolescenti. In particolar modo tra le ragazze i cui cuori sono stati letteralmente affascinati dagli attori più giovani del cast. Fin qui nulla di strano. Del resto è una dinamica comune e vecchia quanto il mondo del cinema che fin dalle origini ha sfruttato la popolarità di innumerevoli volti dello star-system per incrementare il numero degli spettatori.

Nel caso di “Mare Fuori” uno dei personaggi più quotati tra le spettatrici è sicuramente quello di Ciro Ricci, interpretato dal talentuoso Giacomo Giorgio (classe 1998). A tal punto che, sebbene nella sceneggiatura sia morto al termine della prima stagione, Ciro continua a comparire anche nella seconda e nella terza attraverso una serie di ricordi e flashback. Proprio perché gli autori sono perfettamente consapevole del fascino che il suo personaggio esercita sul pubblico. Anzi, se fosse possibile tornare indietro nel tempo, probabilmente gli stessi sceglierebbero di non farlo morire.

Quando la scelta narrativa fu presa, infatti, la serie era stata scritta “a scatola chiusa”. Gli sceneggiatori non potevano immaginare le reazioni degli spettatori, quale protagonista sarebbe stato più oppure meno apprezzato. Nessuno di loro si sarebbe aspettato che addirittura molte adolescenti sperassero in un ritorno in vita di Ciro, in pieno stile “Beautiful”. Lo dimostrano le molteplici teorie formulate sul web circa i famosi “due minuti” inesistenti che in tantissime speravano venissero trasmessi al termine dell’ultimo episodio trasmesso su RaiDue lo scorso mercoledì.

Premettiamo che un’eventuale scelta simile renderebbe la narrazione inverosimile e ridicola. Per “Mare Fuori” rappresenterebbe un grosso “salto dello squalo”. La serie perderebbe tantissimi punti in termini di credibilità e coerenza circa le sue intenzioni e il messaggio di riscatto a cui è devota. Il decesso di Ciro, infatti, è stato inequivocabile ed emblematico. Sorge per tanto un quesito grosso quanto tutto l’isolotto di Nisida: perché questo personaggio è così apprezzato? Accade forse per “il fascino del cattivo”? È di certo uno dei più grandi misteri di “Mare Fuori”.

Diamo naturalmente per scontato – in buona fede – che le adolescenti impazziscano propriamente per Giacomo Giorgio e non per il personaggio in sé che interpreta. Nella fiction, infatti, Ciro rappresenta uno dei detenuti dell’IPM di Napoli, ma non uno qualsiasi. Non è un ragazzetto che si è lasciato trascinare dagli eventi. È il figlio del capo di un clan della camorra che a sua volta aspira a diventare boss. E nelle dinamiche di bullismo, violenza e prevaricazione all’interno del carcere effettivamente già ne ricalca diversi aspetti, con tanto di scagnozzi al seguito.

Ovviamente possiamo riflettere su quanto sia stato un ragazzo vittima del contesto socio-culturale sbagliato in cui è nato. Su quanto le sue scelte di criminalità siano dettate dal mondo disfunzionale di illegalità e delinquenza in cui è cresciuto. Resta tuttavia il fatto che di per sé Ciro rappresenti nella serie un antagonista. Per lui si può a un certo punto provare compassione, ma non ammirazione. Emergono pertanto molti dubbi sulle capacità di analisi delle tante fan che desiderano un ritorno in vita di Ciro. Come se non si cogliesse il vero significato del prodotto.

Anche il personaggio di Edoardo Conte (Matteo Paolillo) incarna quello di un antagonista se rapportato a Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo). Da un lato Carmine che desidera “uscire dal sistema “. Dall’altro appunto Edoardo, amico di Ciro che ne raccoglie l’eredità. Eppure il percorso di quest’ultimo è sicuramente più altalenante. La sua figura è stata fortemente romanticizzata attraverso la relazione d’amore con Teresa (Ludovica Coscione). Nel corso delle tre stagioni ci sono stati degli alti e bassi che addirittura fanno riporre la speranza in una remota possibilità che in futuro Edoardo comprenda i suoi errori e si riscatti. Alla luce di ciò lo charme esercitato da lui sul pubblico appare più plausibile. Al contrario, nei vari episodi, non c’è stato un eguale approfondimento psicologico di una presunta sensibilità di Ciro in un’ottica che non sia da “guappo”. Per questo la devozione nei suoi confronti resta un bel dilemma da grattarsi il capo.

Di Valentina Mazzella

 

 

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