Home Cinema “Mare Fuori 3”: dalla criminalità al riscatto la tortuosa strada della speranza

“Mare Fuori 3”: dalla criminalità al riscatto la tortuosa strada della speranza

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RECENSIONE – Anche in questa terza stagione il mare si conferma indiscusso protagonista della serieTV “Mare Fuori”. L’incantevole mare delle panoramiche del Golfo di Napoli. Lo stesso che bagna le sponde dell’isolotto di Nisida. Ma qual è il suo significato? Naturalmente nella fiction non si parla banalmente di acque salate. Il mare simboleggia la redenzione. La speranza di un futuro alternativo e migliore per i giovani dell’Istituto Penale Minorile di Napoli in cui sono detenuti ragazzi e ragazze che hanno commesso dei reati prima del raggiungimento della maggiore età.

Dopo le prime due stagioni di grandissimo successo, le aspettative circa “Mare Fuori 3” erano altissime. Fortunatamente non sono state deluse. Il risultato non era scontato. Oggi parliamo già di una serie cult nel suo genere. Ciò è stato possibile grazie all’eccezionale regia di Ivan Silvestrini e alle sceneggiature di Cristiana Farina (ideatrice) e Maurizio Careddu. Trasmessa nelle ultime sei settimane con doppio appuntamento il mercoledì su RaiDue, in realtà “Mare Fuori” è stata già distribuita per intera su RaiPlay dal 1° febbraio 2023. Nonostante l’esorbitante numero di visualizzazioni in streaming, il pubblico ha avuto piacere nel riguardare i dodici episodi anche in TV.

La serie è stata prodotta, come negli anni precedenti, da Rai Fiction e Picomedia. Di recente è stata inoltre acquistata per la distribuzione da Netflix: era un piatto troppo ghiotto per lasciarlo raffreddare sul davanzale. “Mare Fuori” è stata, infatti, trasmessa e molto apprezzata anche all’estero. Precisamente in oltre venti Paesi, alcuni dei quali hanno addirittura avanzato la richiesta per l’acquisto dei diritti perché avrebbero piacere a realizzarne dei remake ambientati nei loro territori. In Italia, invece, gli autori sembrano confermare i lavori almeno fino alla sesta stagione.

Con l’ingresso in campo di Netflix, in tutta sincerità aleggiava il timore che la vorace società statunitense potesse in qualche modo influenzare più del dovuto la produzione della serie. Non è un mistero che i prodotti della sua piattaforma siano spesso omologati. Più incentrati sulla fruibilità che sulla qualità cinematografica in sé. Tutto sommato “Mare Fuori 3”, invece, conserva perfettamente la propria identità filmica e narrativa. Fanno forse eccezione alcuni aspetti e dettagli, utili per rendere la serie allineata con i tempi e più vendibile in termini di immagine ed eventuale merchandising.

Da tre stagioni la serie viene accompagnata da uno stigma. In tantissimi – nove casi su dieci senza averla seguita – associano “Mare Fuori” al panorama narrativo di “Gomorra – La serie”, accusando la fiction di infangare la reputazione di Napoli. In realtà è vero che nelle sue trame non siano mai mancate scene di scippi, spaccio, furti e vera criminalità organizzata. Tuttavia non cavalca l’esaltazione della violenza e della delinquenza. Invita il pubblico a un’attenta analisi sociologica delle dinamiche criminali del tessuto camorristico e del pessimo codice non scritto da cui esse derivano. Sprona gli spettatori a un continuo esercizio di empatia nei confronti dei personaggi, ciascuno con una personale complessità. 

Nelle precedenti stagioni la molteplicità di storie raccontate approfondivano diverse tematiche: la violenza domestica in famiglia, lo stalking e il femminicidio, la tossicodipendenza, l’abuso sessuale e la consapevolezza del consenso. Di base, trattandosi per diversi aspetti, di un teen-drama la sceneggiatura tratta i conflitti genitori-figli, le disparità sociali ed economiche, la discriminazione etnica, le prime cotte e i primi amori, i sogni infranti, la maternità, la pedagogia, il valore della famiglia e dell’amicizia. Tutti argomenti universali. “Mare Fuori” non disdegna nemmeno storylines con protagonisti adulti diventando così un format godibile a qualsiasi età.

Siamo di fronte a un’opera di alto impatto emotivo. Sicuramente non privo di strafalcioni, ma che è capace a modo suo di lasciarsi perdonare. In questa stagione in particolare, ad esempio, i primi sei episodi sono stati “esasperanti”. Va ammesso. La serie avvertiva l’esigenza di forti scossoni. Scossoni necessari, dal punto di vista narrativo, a innalzare il livello critico di certe situazioni in modo che più dolente fosse la caduta – metaforica – dei personaggi. La prima metà di “Mare Fuori 3”, sì, ha moltissimo estremizzato circostanze, atteggiamenti e soluzione in chiave malavitosa. Ahinoi, “in stile Gomorra”. Molta violenza e criminalità gratuita, trame marginali più povere e trascurate. Espedienti narrativi e risvolti alle volte poco verosimili, poco credibili. Alcuni inseriti quasi “per allungare il brodo”.

Dall’ottavo episodio in poi si registra un nuovo decollo. La serie torna in carreggiata sui suoi binari. In una visione più vasta lo spettatore comprende. C’era il bisogno di rimescolare le carte. Molti personaggi escono inaspettatamente di scena. Alcuni con un lieto fine, altri con una tragedia. Tutti però dovevano concludere un percorso. Del resto nessuno dei detenuti è un ergastolano. Allo stesso tempo c’era l’esigenza, soprattutto in vista delle prossime stagioni, di introdurre nuovi volti con spunti tematici diversi. Anche solo per evitare “l’effetto minestra riscaldata”.

Per scrivere i soggetti gli autori non hanno disdegnato attingere anche dai classici sempreverdi, un po’ come la storia d’amore tra Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo) e Rosa Ricci (Maria Esposito) che interpretano quasi Romeo e Giulietta in una versione Nisida 2.O. Figli di clan avversari, sembra che il loro sentimento non possa essere vissuto in tranquillità. E con questo e altri dubbi, “Mare Fuori 3” ha salutato il pubblico con un finale col botto. Una conclusione aperta che regala suspence e la formulazione di innumerevoli teorie.

Cavallo di battaglia della serie è – innegabile – il settore musicale. Non soltanto l’incredibile sigla di apertura “Mare Fuori” (feat Icaro, Lolloflow, Raiz), ma anche le altre musiche curate da Stefano Lentini. A questo giro si è aggiunta una nuova hit: “Origami all’alba” di Matteo Paolillo – Icaro, Lolloflow, CLARA.

E poi c’è l’impeccabile cast. Il pubblico letteralmente adora i più giovani Nicolas Maupas, Valentina Romani, Matteo Paolillo, Artem, Massimiliano Caiazzo, Giuseppe Pirozzi, Giovanna Sannino, Maria Esposito, Clotilde Esposito e Giacomo Giorgio. Abbiamo poi Vincenzo Ferrera, Agostino Chiummariello, la tenerissima Anna Ammirati, Pia Lanciotti e Raiz. Dulcis in fundo Carolina Crescentini, Carmine Recano, Antonio De Matteo e Lucrezia Guidone. Degna di menzione addirittura la breve comparsa di Chiara Iezzi (del mitico duo Paola e Chiara) nel ruolo della madre di Giulia/CrazyJ (Clara Soccini).

Mare Fuori 3″ è diventato così, in poco tempo, un fenomeno virale. Ciascun personaggio ha il suo approfondimento. Nessuno è in bianco e nero. E per gli aspetti positivi e i barlumi di umanità ogni protagonista riesce a farsi amare. Perché è in quella fessura che può fiorire la salvezza, la possibilità di una redenzione. Quella riflessa dal mare. E quando non è possibile guardare il mare dalla finestra, allora l’importante è portarlo almeno dentro. 

Di Valentina Mazzella

 

 

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