Bisognerebbe, e quando si parla del mondo del gioco d’azzardo e di quello dei casino online legali il condizionale è diventato una prassi ed un obbligo, che il Governo, oltre dichiarare pubblicamente che “vuole” questa riforma ed il riordino della distribuzione dell’offerta del prodotto gioco così in generale ammetta -pubblicamente- che ha mirato in questo momento a “sistemare il segmento delle apparecchiature da intrattenimento” senza volersi curare degli altri giochi che pure sono dichiarati “a rischio dipendenza”, compreso il segmento online.
Gli operatori e le imprese che di gioco vivono non sanno più come fare presente il poco equilibrio di questo cammino del Governo e sottolineare quanto sia stato ingiusto prendere provvedimenti solo su di un comparto, lasciando fuori tutto il resto comprese le Vlt, apparecchiature -a dire di esperti- molto più aggressive nella spesa e nel coinvolgimento che le “tranquille” slot machine. Ma il Governo a tutte le voci che si sono alzate in questa direzione ha fatto “orecchie da mercante”.
Ne discende che, avendo voluto affrontare questo unico segmento, la situazione generale potrebbe rimanere quasi inalterata, salvo forse “nascondere un po’ di polvere sotto il tappeto” facendo sparire una parte dell’offerta di gioco, quella più visibile e quella più “contestata”, ma non per questo quella più portatrice di rischio. Ma tutto sommato la nostra politica ci ha abituato a tante di quelle anomalie che una in più od una in meno poco sposta. Se poi si va a guardare quella dell’ultima “manovrina” che ha proposto l’inasprimento della tassazione solo e soltanto ai “soliti” apparecchi da intrattenimento, mettendo oltretutto a bilancio gli introiti triennali provenienti sempre da questo segmento….
E, chi scrive non finirà mai di sottolinearlo, proprio mentre in Conferenza Unificata il Governo promette all’opinione pubblica di ridurre la distribuzione ed anche di “sterilizzare il bilancio dello Stato dalle entrate dai giochi”: sembra veramente spudorato questo tipo di atteggiamento… ma tant’è! Tutto questo rende abbastanza complicato e difficile affrontare serenamente la discussione politica sulla materia dei giochi e va ad aggiungersi a “quei mille” punti irrisolti (ed irrisolvibili almeno apparentemente) di tutta questa benedetta riforma.
Bisognerebbe anche guardare ed ascoltare qualche suggerimento che proviene da seri studi sul fenomeno del gioco: spunti interessanti e proposte attuabili delle norme sui giochi. Per esempio arrivare ad “un regime di tutela della salute e dell’ordine pubblico” prevedendo situazioni rigide conferendo la potestà ai Comuni di controllare “l’obbligo di divieto di gioco a chi è ludopatico”, creando una vera e propria banca dati ed intervenendo pesantemente nei confronti di quegli operatori e di quelle sale che non si adeguano alle regole e dove non esiste l’identificazione del cliente”.
Si è espressa anche l’Università di Firenze che ha evidenziato come sia “importante una attenzione rilevante per una legittimazione del gioco come attività di impresa, ma anche stabilire paletti, regole condivise che rendano più certa e trasparente l’attività degli operatori”. Ed anche il parere dell’Avvocato Cardia, noto professionista e grande esperto del settore del gioco, che sottolinea quanto “una cultura giusta del gioco sia l’unica strada da seguire”, e quanto sia importante la prevenzione del gioco problematico, ma le politiche attuali non sono assolutamente efficaci. Sarebbe importante avere -per l’avvocato- “regole scritte bene e chiaramente difendendo il diritto alla salute, ma anche il diritto di lavoro di chi e impiegato in questo settore”. Chi potrebbe negare che non siano “parole sante”?