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L’ultimo colpo grosso di “Lupin III” nei cinema italiani: il live-action made in Japan

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RECENSIONE – I giorni dal 22 al 24 febbraio sembra che siano stati troppo pochi per i fan di Lupin III. Prontamente si sono recati tutti al cinema per apprezzare sul grande schermo italiano la prima versione live-action riconosciuta di un’avventura del ladro gentiluomo più incorreggibile di sempre. Una soddisfazione non da poco per i più appassionati. Senza contare che per i veri cultori le biglietterie hanno distribuito anche dei poster in edizione limitata fino a esaurimento scorta!

Ebbene, cosa di preciso si ha avuto l’opportunità di visionare? La pellicola, precisamente del 2014 e firmata dalla regia di Ryūhei Kitamura, ha beneficiato come si diceva anche dall’approvazione del geniale ideatore del fumetto, il mangaka Monkey Punch, che, probabilmente ispirandosi a Stan Lee, ha deciso non solo di seguire le riprese nei primi tempi di produzione, ma addirittura di apparire nel film con un cameo. Nel lontano 1974 era stato prodotto, infatti, per amor di cronaca, già il live-action “Lupin III – La strana strategia psicocinetica” di Takashi Tsuboshima che fu però rinnegato dal fumettista. Il riconoscimento di quest’opera da parte del padre per eccellenza e la sua maternità nipponica sono stati dunque sicuramente un importante marchio di garanzia. Il film non delude come l’americano “Dragonball Evolution” di James Wong nel 2009 i cui spettatori ancora oggi non si capacitano delle gravi mancanze e dei grossolani errori che furono commessi di cui forse il minore dei mali fu la miserevole ciocca di capelli viola di Bulma.

Monkey Punch, il passeggero a sinistra, che compare in un cameo nel live-action.
Monkey Punch, il passeggero a sinistra, che compare in un cameo nel live-action.

Con profondo sollievo nel film appaiono tutti gli elementi cardine dell’anime, quelli a cui siamo affezionati e che ci permettono di riconoscere il nostro Lupin. A partire dalle musiche di sempre fino ai costumi perfetti indossati da tutto il cast. C’è la giacca rossa e quella verde con tanto di cravatta gialla che il discendente di Arsenio Lupin ha sempre indossato nella serie animata. Ci sono l’immancabile impermeabile beige e il cappello di Zenigata con in tasca sempre le manette. Abbastanza fedeli sono anche Jigen e Goemon e incredibilmente sensuale Fujiko che in questo film mostra “l’aspetto con più attributi” del suo personaggio. Senz’altro a render simili le versioni in carne e ossa dei protagonisti ai disegni dell’anime hanno contribuito molto le fisionomie somiglianti degli attori. Un cast composto da interpreti a dir poco sconosciuti in Occidente, ma con nomi noti in Oriente: nei panni di Lupin Oguri Shun (famoso in Giappone soprattutto per aver recitato come Hanazawa Rui nel dorama di successo “Hana Yori Dango”), poi Meisa Kuroki (Fujiko Mine), Tetsuji Tamayama (Daisuke Jigen), Gō Ayano (Goemon Ishikawa XIII), Tadanobu Asano (Koichi Zenigata), Jerry Yan (Michael Lee) e Nick Tate (Thomas Dawson).

lupin-live-action-charactersRitroviamo con commozione le dinamiche tipiche dell’anime: le scaramucce fra il pistolero e lo spadaccino, Lupin che corteggia la bella Fujiko mentre lei “gli fa le scarpe” per i propri tornaconto, l’ispettore Zazà goffo e determinato ad acciuffare il famigerato ladro senza successo… Anche il doppiaggio italiano ha deciso di andare incontro al pubblico appassionato prestando ad alcuni personaggi le voci del cartone. Scelta apprezzabile, sebbene prima che ci si abitui possa stranire un po’ chi ascolta.

Ovviamente qualche asso nella manica a sorpresa il film se l’è riservato. Altrimenti si sarebbe scaduti per intero nell’effetto “già visto e rivisto” e, forse, per alcuni aspetti, sarebbe stato meglio. Per non annoiare e dare un pizzico di sale alla storia, gli autori hanno infatti deciso di inserire alcuni personaggi nuovi mai comparsi nell’anime. Come un certo Pierre (interpretato dal coreano Kim Joon), genio informatico spuntato apparentemente fuori dal nulla, ma che nel live-action sembra sia parte integrante della banda di ladri, nonché importante supporto organizzativo. Un personaggio che, tuttavia, per il pubblico non fa poi tanto la differenza e induce solo a chiedersi fino alla fine chi sia. Della serie “potevano anche farne a meno”, detta con un po’ di cinismo.

Lupin_FILMQuel che lascia a desiderare purtroppo è la sceneggiatura. Il film per proporsi su un mercato internazionale segue molto il format dei grandi film d’azione americani di cui eguaglia tranquillamente la qualità delle riprese, del montaggio e degli effetti speciali. Tuttavia la trama sembra trascinarsi e stancare lo spettatore. Poco coinvolgente e a tratti anche un po’ noiosa. Questa la grande pecca del film.
Per avvicinarsi di più allo standard di “un’americanata”, davvero poche sono le trovate tipicamente giapponesi che ci saremmo aspettati, quelle un po’ trash che, tutto sommato, avrebbero conferito un tocco “mangoso”, se è concesso il neologismo, all’opera. Tanto per dirne una Goemon non taglia in due nessuna automobile come avremmo voluto vedere. Per non sfociare nel ridicolo con quella che si propone come una versione realistica delle avventure di Lupin III, gran parte dell’umorismo dell’anime è stato potato, rendendo la pellicola un po’ lenta e pesante. Poi, per paradosso, in prossimità del finale ci sono invece delle scene più serie affrontate con superficialità e in maniera non adeguata per non confluire nel drammatico.

In conclusione, sì, certo: si poteva fare di meglio. Magari sarebbe stato preferibile un live-action ancor più fedele all’anime che scadesse davvero nel “trito e ritrito”. Tuttavia il pubblico per due ore ha fatto un tuffo nel passato. Ha riesumato suoni, colori e dettagli dell’infanzia. Perciò, nonostante tutto, possiamo congratularci con il ladro gentiluomo perché anche questa volta Lupin III ha fatto un colpo grosso.

Di Valentina Mazzella

I personaggi nell'anime.
I personaggi nell’anime.

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