Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
“In Napoli, delle poche Porte che sono rimaste Γ¨ la Capuana quella che mostrasi piΓΉ magnifica”: cosΓ¬ si esprimeva il letterato ottocentesco Chiarini riguardo alla porta piΓΉ bella di Napoli. Le Porte di Napoli erano dei varchi che consentivano di attraversare le mura di cinta che proteggevano il centro di Napoli dagli attacchi nemici.
Anticamente le Porte erano ben ventisei. Oggi le uniche superstiti sono solo quattro: Porta Capuana, Porta Nolana, Porta San Gennaro e Port’Alba. Col mutare delle dominazioni, la realtΓ difensiva della cittΓ subiva modifiche piΓΉ o meno radicali. Con l’allargarsi della cinta muraria, le Porte venivano spesso distrutte e poi ricostruite, conservandone a volte l’antico nome.
Con il regno di Alfonso – e poi con quello di Ferrante – si diede il via al progetto di recingere la Capitale d’una nuova e massiccia cinta muraria, solcata da porte e da possenti torri. Le antiche opere difensive, infatti, erano diventate facilmente vulnerabili, ma si rese necessario allargare l’habitat urbano in seguito all’aumento demografico.
L’ultima opera difensiva di Napoli fu promossa da Pietro da Toledo, il vicerΓ© spagnolo. Venne distrutta l’antica Porta di San Gennaro e ricostruita dove oggi si vede. La Porta di San Gennaro, costruita intorno al Novecento, Γ¨ la piΓΉ antica porta di Napoli. Il nome deriva dal fatto che la porta conducesse alle catacombe di San Gennaro.
Porta Capuana, invece, fu costruita nel 1484 da Re Fernando d’Aragona. Porta Nolana fu costruita nel XVI secolo e chiamata cosΓ¬ perchΓ© conduceva a Nola. Infine Port’Alba: costruita nel 1625, fu nominata in questo modo perchΓ© fatta costruire da Antonio Albare de Toledo, Duca d’Alba.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).