La Smorfia napoletana è una affascinante e curiosa tradizione di interpretazione del sogni. Nata a Napoli intorno al XVI secolo pare che inizialmente venisse tramandata oralmente, per essere codifica solo molto più tardi. L’origine del nome è ancora oggetto di approfondimento. Su questo terreno si confrontano essenzialmente due scuole di pensiero. La più accreditata associa la Smorfia Napoletana alla Cabala Ebraica, anch’essa largamente basata sulla numerologia.
Di recente c’è invece chi ha ipotizzato la derivazione nel nome dalla divinità greca legata ai sogni: Morfeo. Morfeo, figlio di Ipno e di Notte è la divinità che sovrintende al mondo dei sogni ed essendo la Smorfia la traduzione in numeri dei simboli ed oggetti contenuti dei sogni ecco che la relazione è stabilita.
Novanta sono i numeri contemplati dalla Smorfia partendo dal numero 1. Questo intervallo numerico è ricorrente in molti giochi, tra cui la tombola, il bingo e svariate lotterie, compreso il Lotto online. Teoricamente tutti i numeri della Smorfia si equivalgono ma ad alcuni di essi la tradizione attribuisce un valore particolare. Eccone alcuni.
13, Sant’Antonio da Padova.
Sant’Antonio da Padova è indubbiamente uno dei Santi oggetto di maggiore devozione da parte dei fedeli cattolici. Questo santo è considerato un esempio di vita, una fonte di ispirazione. La tradizione collega il numero 13 a Sant’Antonio perché, secondo la storia, il santo nacque proprio il giorno 13. Da quel momento, iniziò il suo percorso come santo francescano, portando la dottrina cattolica non solo in Italia, ma anche in Portogallo. Oltre a Sant’Antonio, il numero 13 nella smorfia rappresenta anche una serie di azioni e oggetti, come allacciare qualcosa, consultare, ammirare, calamaio e fiori.
47, il morto; 48 il morto che parla.
Questo numero è associato al concetto di morte e perdita. Nel cinema e nella letteratura, spesso compare come simbolo di fatalità, cambiamento, o come ispirazione per sketch comici. Nel Film a episodi del 1963 “Gli onorevoli” diretto da Sergio Corbucci, Totò interpreta la parte di un monarchico nostalgico. Equipaggiato con un cappello da bersagliere, Totò, alias Antonio La Trippa, fa la sua esilarante campagna elettorale urlando dalle finestre di casa, armato di un megafono “votaantonio, votaantonio, votaantonio … 47 Antonio La Trippa”. I condòmini, a questo tormentone rispondono in coro, invariabilmente: “47, morto che parla!”. Non che abbia molta importanza, ma in questo sketch c’è un errore poiché il “morto che parla” coincide col numero 48 e non col 47.
90, la paura.
La paura fa 90 è un famoso modo di dire italiano e il suo significato letterale è che la paura ci spinge a fare cose che difficilmente faremmo in condizioni normali.