Di Stefania Schiavi
La scuola oggi, non può più considerarsi né essere considerata un mondo a parte perché riflette alla perfezione le dinamiche più generali della società: rapporti fra studenti, rapporti con le famiglie ed i genitori, rapporti con gli adulti, il condizionamento della tv, internet e le relazioni virtuali e nonostante le fatiche e difficoltà, si caratterizza sempre più come una delle più importanti agenzie educative e di progettazione sociale: il ponte tra il patrimonio culturale della tradizione e la costruzione del futuro. La formazione è un fatto strategico e un diritto costitutivo e originario, non un “di più”, e fa parte dello statuto dei diritti della persona: a tutti devono essere garantiti una cultura adeguata e gli strumenti essenziali per essere persone capaci di comprendere e gestire il cambiamento, mediante la padronanza di conoscenze, abilità e competenze per decodificare i messaggi e vivere nella società con atteggiamento critico, autonomo, responsabile. Si tratta di una scommessa molto importante, che va accolta e realizzata da tutte le agenzie educative, ciascuna secondo le proprie peculiarità.
Questa l’ottica in cui vanno inquadrate le “discusse” ma altrettanto apprezzate modalità della Dirigente Eugenia Canfora che ha fatto tanto scalpore qualche settimana fa grazie al programma televisivo di Rai 3 “I Dieci comandamenti “condotto da Domenico Iannacone. Lo speciale “Come figli miei”, è riuscito a portare alla ribalta il cuore di chi nella scuola, anche tra innumerevoli difficoltà, ci crede ancora perché ci ha sempre creduto e perché della propria professione ne ha fatto una “missione “quella di dare a tutti i ragazzi delle opportunità di vita. Il giornalismo d’inchiesta di Domenico Iannacone apre con discrezione una finestra sulla realtà di Caivano, un comune alle porte di Napoli, e sulla quotidianità affrontata dalla dirigente, Eugenia Carfora, dell’Istituto tecnico Morano – un istituto con classi di agraria, meccanica e alberghiero. “Eugenia, preside salva studenti “, come più volte è stato ricalcato nel web, è lì tutti i giorni a combattere insieme ad un gruppo di insegnanti che non vogliono perdere i loro ragazzi e che vogliano aiutarli a imparare per rendersi autonomi, ma soprattutto a crescere e diventare grandi. Un racconto intenso che parla del “Morano” ma anche di Caivano, lanuova Scampia di 37 mila abitanti al confine nord di Napoli, famosa per il «Parco Verde», centro di spaccio e ghetto criminale senza legge. Iannacone cerca gli strumenti per spiegare una delle emergenze oggi più gravi: quella educativa in un viaggio alla ricerca delle ragioni dell’assenza delle istituzioni e del degrado in alcune zone del nostro paese.
«Quando sono arrivata sei anni fa gli studenti erano 719, ma in realtà i veri iscritti erano la metà: c’erano ragazzi che venivano riscritti da anni solo per avere un organico gonfiato. Di questi 380, almeno 90 li abbiamo persi per strada. Non vengono più, ed è il mio grande dolore». Perché a Caivano fuori dalla scuola le opportunità portano tutte più o meno nella stessa direzione. «Qui ci vorrebbero i professori migliori d’Italia, i più motivati. Invece, spesso arrivano persone che non riescono a reggere questo ambiente e non vedono l’ora di andarsene» – dice la Canfora- Io, invece, non mi vedo altrove, a me basta uno, e credo che debba fare una scelta di fondo: mi devo solo occupare dei ragazzi. Devo fare in modo che qualche mio ragazzo, col mio esempio, con la mia impopolarità, prenda qualche cosa e faccia suo questo metodo. A me basta uno, poi diventeranno tanti. E’ un sogno impraticabile? Una noce nel sacco non fa rumore? Io però quel piccolo rumore ogni mattina lo sento ancora…”
Come ha affermato recentemente anche Liliana Cavani la regista e sceneggiatrice di Carpi ha ricevuto il premio Bresson, ultimo riconoscimento di una lunga carriera di successi “Bisogna credere nella scuola e prenderla sul serio. Ma nessuno se ne occupa. Il successo di un Paese dipende da questo. Altrimenti quelli piu’ ‘armati’ si prederanno tutto. Tutti battagliano ma non pensano che la prima cosa per diventare qualcuno, per portare a casa il denaro per la famiglia, è un mestiere, un lavoro. Che richiede preparazione, conoscenza dei propri diritti e limiti”. Il ‘nuovo’ governo dobbiamo ancora vederlo in azione. Ma comunque fino a oggi nessuno si è concentrato sulla scuola. Ho letto il libretto della Costituzione italiana quando sono stata consigliera della Rai. Ed era il 1996, un po’ tardi. Vorrei sapere se oggi va meglio, se i ragazzi a scuola la imparano. In fondo è un librino così, ed è importantissimo. Non c’è attenzione all’istruzione, come se non riguardasse nessuno. È cosi’ da anni, basta assistere alle battaglie tra genitori e professori. Ma vogliamo difenderla questa scuola? Da quello che si sente e vede si ha l’impressione che la scuola oggi sia un problema. Un problema che non risolve nessuno.”
C’è chi sostiene che la scuola non sia più al passo con i tempi, che non sia più in grado di reggere la globalizzazione, internet i nuovi ma anche i vecchi di nuovi stili di vita – le disuguaglianze sociali continuano negli anni a riprodursi, attraverso l’inclusione o l’esclusione dal sistema scolastico.
La scuola, però, continua a essere comunque il campo di gioco di una partita fondamentale tra l’avere successo nella vita e il non averlo.