Napoli “La misma Reina” è una frase utilizzata dagli spagnoli per indicare la Regina in persona, la Regina stessa.
Ma la misma Reina è probabilmente l’interrogativo che si pongono in Spagna, quando, leggendo qua e là le faccende nostrane, realizzano che a Napoli Pepe Reina non è più indispensabile.
Dopo i tweet di portiere azzurro e famiglia e la mancata proposta di rinnovo contrattuale da parte di Aurelio De Laurentiis, lo spagnolo non è più una certezza del futuro Napoli.
E allora viene spontanea la domanda “ma è lo stesso Reina?”
Si perché Pepe è stato sempre idolatrato dal popolo partenopeo, non solo per le sue capacità calcistiche ma soprattutto per l’attaccamento alla maglia azzurra e l’amore per la città di Napoli.
Eppure ad oggi è nelle liste dei partenti stilate dagli addetti ai lavori. Si dice addirittura che il presidente abbia fissato un prezzo per la cessione del nazionale spagnolo.
Ma vale la pena perdere Reina?
Il discorso va scisso su due piani.
Il primo è quello del ruolo di “portiere”.
Ebbene come “portiere”, Reina è, considerando una intera stagione, da 6 e mezzo, 7. Non è uno di quei portieri che ti regala sette, otto punti a campionato come Buffon o Szczęsny, giusto per restare in ambito Serie A.
Alterna alcune “paperone” a grandissime parate, inframmezzate da interventi non sempre impeccabili. Insomma un portiere normale tendente al buono. Quasi una nota stonata per un Napoli sempre più forte.
Se però si considera l’altro piano, Reina è il miglior calciatore del Napoli, forse uno dei pochi fondamentali.
È un difensore aggiunto, un regista arretrato con le mani e con piedi, un assist man ai livelli di Pirlo, un allenatore in campo, un punto di riferimento per chi deve dare e ricevere palla. Uno che sa sempre dove trovarsi, con senso della posizione più unico che raro, in fase attiva e passiva, e con esperienza da vendere…
Per il modulo di Sarri, dove il pallone lo toccano in 11, dove servono verticalizzazioni e contropiedi, dove si gioca sempre sul compagno più libero, Reina non può mancare.
E allora se si cede Reina per Szczęsny è anche accettabile, essendo il polacco molto abile con i piedi e di esperienza similare allo spagnolo. Ed in più una garanzia fra i pali.
Se invece si rompe con Reina per prendere Neto o Skorupski, come si sente in questi giorni, è follia pura.
Sarà un caso ma negli ultimi quattro anni, quelli del nuovo ciclo, il Napoli ha centrato tre volte su quattro la qualificazione Champions, diretta o play off. Praticamente sempre tranne nel 2014-15.
Prima Benitez poi Sarri, prima Higuain poi Mertens, prima Maggio poi Hysaj, prima Inler poi Zielinsky, sempre Hamsik, Insigne, Callejon, Albiol.
Ma allora cosa c’era di diverso nel 2014-15, cosa che lo differenzia dall’anno prima e dai due successivi?
Sarà un caso, una coincidenza, una forzatura. Ma rose alla mano, non può non cadere l’occhio su un particolare.
Nel 2014-15 mancava Reina.
di Mario Civitaquale