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La cucina italiana candidata come patrimonio Unesco

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“Sono finiti i tempi in cui i turisti venivano qui a Pompei e trovavano il cartello ‘chiuso’ e in cui i tombaroli rubavano preziosi reperti: anzi, oggi molti oggetti ci vengono restituiti”, ha sottolineato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nell’Anfiteatro della zona archeologica di Pompei. “Questa sera – ha detto Sangiuliano – mettiamo un ulteriore mattone in un processo che vuole portare la cucina italiana, che è una eccellenza globale, ad avere il riconoscimento internazionale. Lo facciamo da Pompei, perché sono convinto del valore del sistema nazione: la nozione di bellezza riferita all’Italia non lo è soltanto per il patrimonio culturale, artistico e archeologico che possiamo vantare ma è riferito a tutte le nostre realtà e attività, di cui la filiera enogastronomica è parte rilevante nonché universalmente riconosciuta, anch’essa occasione per il nostro sviluppo socio economico”.

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato che “la cucina italiana mette insieme storia, cultura, qualità, tradizioni, ed è un volano per far crescere la nostra economia e la nostra nazione. In tal senso, l’azione sinergica di tutto il governo Meloni cerca di utilizzare e valorizzare le potenzialità di ciascun ministero per far crescere ogni elemento della nostra Italia”. “L’Italia non è e non vuole essere una superpotenza militare, non può essere una superpotenza economica ma è senza dubbio la superpotenza della qualità – ha affermato Lollobrigida – e la cucina ne è un elemento importante, nella sua grande diversità ed eccellenza”. Per il ministro, “va sanato l’errore commesso in passato, al punto che la cucina francese e quella messicana, la coreana e la giapponese, hanno un riconoscimento dall’Unesco che l’Italia ancora non ha: ma siamo convinti che dal 2025 potrà vantare questo titolo, come è giusto che sia, anche per la crescita delle nostre imprese e dell’intero settore agroalimentare”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha evidenziato che “rilanciare gli asset importanti dell’Italia, iniziando dalla cultura, può rappresentare un rafforzamento della nostra economia, anche in termini di prevenzione in relazione alla sicurezza e alla legalità”. “Anche grazie alla cultura e alla enogastronomia si possono attivare circuiti di legalità, per una economia e una società sana e migliore”, ha sottolineato il titolare del Viminale.

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