Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “π΅πππππ ππππππ: ππππππ, ππππ π πππ π πππππππππ'”.
L’effetto piΓΉ vistoso della colmata di mare che rendeva interne (ossia non piΓΉ rivierasche) via Chiatamone e via Santa Lucia fu la nascita di un nuovo lungomare comprendente le attuali via Nazario Sauro e via Partenope.
In passato la riva era disseminata da una dozzina di stabilimenti balneari le cui strutture di legno venivano montate nei mesi estivi. Erano tanti i giovanotti baffuti, vestiti di magliette a righe e di pantaloncini a mezza gamba che prendevano il sole sul bagnasciuga.
“Addo’ se vere cchiu’ Santa Lucia? Addo’ sentite cchiu’ l’addore ‘e mare?” era il lamento del poeta Ferdinando Russo in una sua poesia. Effettivamente la strada di Santa Lucia cessΓ² di essere un lungomare e diventΓ² una via interna.
A dare il via a quei lavori, ricacciando indietro il mare, fu l’allarme per l’epidemia di colera del 1884. Troppi vicoli e vicoletti, si diceva, trattenevano il virus. Nel 1892 lunghe fila di carri svuotavano sulla riva del lungomare tonnellate di calcinacci, materiale che proveniva dallo sventramento dei quartieri Porto e Mercato.
L’abbattimento dei vari vicoletti creΓ² tredicimila sfrattati. Tuttavia la Giunta Comunale di Napoli approvΓ² un progetto che prevedeva la costruzione di un quartiere popolare sull’isolotto di Megaride, l’attuale Borgo Marinaro.
Quantunque vi fosse una trasformazione topografica causata da molte case abbattute, l’immaginario collettivo, spinto dalla melodia popolare, dai balconi dei pescatori, intravedeva ancora che:
“Partono ‘e bastimente pe’ terre assaje luntane
CΓ‘ntano a buordo, sΓ³ Napulitane”.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).