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LA CINA LIMITA TIK TOK

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di Eduardo Liparoti

Cina dopo la stretta sui video games annuncia quella sui social. Su Douyin, la versione cinese di Tik Tok, per gli utenti di età inferiore a 14 anni il tempo massimo consentito sull’app sarà di quaranta minuti al giorno, in un orario compreso dalle 6.00 e le 22.00. Inoltre saranno lanciati sempre più contenuti educativi come: esperimenti scientifici, mostre museali e spiegazioni storiche.

Dal nostro punto di vista occidentale e liberale questa azione del governo cinese ci farà sicuramente indignare e urlare a squarciagola “Dittatura!”, come spesso capita a ogni minima limitazione della nostra libertà. E in effetti la Cina è tecnicamente una dittatura comunista. Su questo non ci piove.

I vertice del Partito Comunista si sono resi conto che le Big Tech oltre a detenere un cospicuo patrimonio economico, posseggono anche i dati di milioni di cinesi, fatto che potrebbe minare il loro potere.

Ma oltre a questo c’è anche la reale e fondata preoccupazione sui danni che le app social stanno provocando ai giovani cinesi, il futuro del paese.
I dati ci sono e sono evidenti. Queste app sono state create e ottimizzate per creare dipendenza. Il loro business si fonda sul trattenerci più tempo possibile allo schermo e per farlo si servono delle migliori menti del globo tra cui ingegneri e psicologi comportamentali. E’ una guerra impari (per approfondire leggi il libro “Minimalismo digitale” del prof. Cal Newport oppure vedi il documentario “Social Dilemma” su Netflix).

Tutte queste evidenze insieme alla minaccia delle Big Tech ha spinto la Cina ad agire.
Dalla mostra parte del mondo, invece, pochi giorni fa il Wall Street Journal ha rivelato una ricerca, finanziata da Facebook stesso e che poi ha occultato, dove è emerso che in particolare l’app fotografica Instagram – acquistata da Facebook nel 2010 per

un miliardo di dollari – abbia effetti devastanti sulla psiche di migliaia di adolescenti causando disturbi alimentari e sintomatologie depressive. Il meccanismo psicologico di continuo confronto che si crea genera disturbi come la F.O.M.O (fear of missing out) letteralmente la paura di essere tagliati fuori da un evento importante, che ti costringe a vivere in un costante stato d’ansia. Uno studio ha evidenziato che il 40% degli adolescenti americani e britannici soffre di questo disturbo.

Nonostante queste evidenze il CEO della società di Menlo Park Mark Zuckerberg si è presentato davanti al Congresso americano, a marzo 2021, proponendo una versione dei social per i minori di 13 anni affermando che “L’utilizzo delle app social per connettersi con altre persone può avere benefici positivi per la salute mentale”.
In un momento storico particolare dove man mano stanno crollando tutti gli ideali che dal dopoguerra hanno retto la nostra società, anche a causa di eventi come il grande progresso della tecnologia e la pandemia che stiamo vivendo, dobbiamo essere più lungimiranti del solito e salvaguardare il futuro delle nuove generazioni a 360 gradi.
C’è il serio rischio di danneggiare le prossime generazioni come è successo a quelle precedenti a causa del tabacco, occultando la verità per l’arricchimento di pochi.
La differenza è che invece dei polmoni le app social danneggiano il cervello, e un’umanità senza cervello è un’umanità senza futuro.

 

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