RECENSIONE – Davvero l’inganno è solo banalmente una falsa verità che giova un vantaggio a chi la pronuncia? Allora anche gli attori sono dei bugiardi in tal senso? Il bene e il male sono davvero distinti come il bianco e il nero? Sono alcuni degli interessanti interrogativi di un monologo con cui lo spettacolo “La brocca rotta” di Giuseppe Dipasquale ha inizio. In questi giorni in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 5 maggio, la commedia in atto unico è una rappresentazione dell’opera originale di Heinrich von Kleist. L’interpretazione lodevole degli attori offre al pubblico la giusta dose di teatralità per dar vita a siparietti e meccanismi comici dietro ai quali si celano in realtà doppi significati. A partire dalla brocca rotta e il suo valore biblico oppure dai nomi parlanti degli stessi protagonisti quali il giudice Adam, la fanciulla Evelina detta Eva e il segretario Luce, colui che svelerà il mistero. Si colgono i riferimenti a Edipo Re e si ride di un giustiziere colpevole prima di meditare sulla lettura a doppio taglio di questa soluzione. È il teatro di Heinrich von Kleist che di primo acchito fa ridere a crepapelle di fronte all’equivoco per poi lasciare l’amaro in bocca pensando alla crudezza e alla falsità della vita, di questa vita piena di tranelli, maschere e iniquità.
Di Valentina Mazzella