LA PREMIAZIONE AL PARCO ARCHEOLOGICO DI POMPEI
IL PROSSIMO 14 SETTEMBRE
Annunciata la terna dei finalisti che si contenderanno il Premio “Le pagine della terra”, primo concorso letterario dedicato al romanzo green fondato da Claudio Cutuli e Vera Slepoj. Il prossimo 14 settembre, nella splendida e suggestiva cornice del Parco archeologico di Pompei, a contendersi il prestigioso riconoscimento saranno: Gabriele Romagnoli con Sogno bianco, Marco Valsesia con La vita segreta delle api e Massimo Zamboni con Bestiario selvatico.
Dopo il successo delle due precedenti edizioni, ancora di più diviene fondamentale e di rilievo l’obiettivo che il Premio da sempre si prepone, quello di dare voce a coloro che attraverso la cultura e la scrittura si fanno portavoce della necessità di un cambiamento, un nuovo movimento “gentile” e attento alla nostra amata Madre Terra. Con questo spirito la giuria del Premio, presieduta da Ermete Realacci e da Enrico Vanzina, e composta da Marco Cappelletto, Gaetano Cappelli, Federica Corsini, Barbara Degani, Rosalba Giugni, Giovanni Grasso, Padre Enzo Fortunato, Claudio Gubitosi, Laura Lega, Gen. C.A. Antonio Pietro Marzo, Clemente Mimun, Vincenzo Pepe, Antonio Polito, Paolo Possamai, sceglierà il vincitore.
Importante novità di quest’anno la partnership con il Parco archeologico di Pompei: gli scavi ospiteranno la finale del Premio. Inoltre, il maestro tintore Claudio Cutuli riprodurrà su tela i dipinti di Pompei, devolvendo il 50% del ricavato di esse alla conservazione dei beni archeologici del Parco. L’arte tintorea rappresenta un fiore all’occhiello della tradizione artigiana del nostro Paese ed è in totale continuità con la stessa arte celebrata nelle opere murali delle ville pompeiane.
“Una sinergia perfetta – dichiara il direttore degli scavi, Gabriel Zuchtriegel – considerando che la cura e la valorizzazione del verde a Pompei è parte integrante della nostra strategia e per molti versi è inseparabile dalla tutela e fruizione del patrimonio archeologico. L’archeologia del 21^ secolo è sempre anche una ricerca sulla sostenibilità: ambientale, sociale e gestionale. Lavoreremo sull’uso delle piante tintorie di Pompei, inoltre immaginiamo laboratori e spazi per raccontare la tradizione di questa arte dalle fulloniche antiche fino al presente.”
Alla presenza del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi verrà inoltre consegnato un Premio speciale all’artista Michelangelo Pistoletto per la sua ultima opera La formula della creazione.
Vi sarà, infine, anche una speciale menzione dedicata a Sadiq Khan, sindaco di Londra che, nel suo libro autobiografico Breathe: Tackling the Climate Emergency, edito in Italia da Egea, promuove la sua battaglia per una City più verde e con un’aria più pulita. Nel libro emerge forte e chiaro il messaggio che cambiare è possibile, che il dialogo tra politica, management e società può consolidarsi e rendere questa scommessa green realtà.
E proprio partendo da questo sogno verde, dalla volontà di narrare la natura e sviscerarne i suoi molteplici segreti nascono le tre opere che hanno conquistato la giuria. Diverse tra loro ma tutte allo stesso modo in grado di catturarci ed emozionarci sono le storie scelte dai tre finalisti. Marco Valsesia, allevatore di api, mette per iscritto la bellezza che osserva ogni giorno. Gli alveari, organismi apparentemente caotici, sono comunità che vivono in armonia, e perché no, un esempio per tutti noi. E poi un ghiacciaio, la Marmolada, teatro di incontri e dialoghi intrecciati con la Grande Storia e tre generazioni, è il protagonista del romanzo di Gabriele Romagnoli. Dall’alto delle sue vette il ghiacciaio scandaglia e scruta gli intrecci delle vite dei personaggi. Infine, è una collezione di apologhi narrativi, favolette a sfondo morale che raccontano di appuntamenti cercati o casuali con uccelli, mammiferi, insetti, pesci, anfibi, rettili arrivati clandestinamente nella penisola italiana. Questo il bestiario selvatico di Massimo Zamboni, una indagine sul ruolo dominante dell’uomo che arbitrariamente sceglie il destino degli animali. Tre trame che toccano profondamente ciascuno di noi, ampia è l’audience che sono in grado di raggiungere perché viscerali e universali sono gli argomenti che descrivono.
“Studiare gli effetti della crisi climatica su un libro scientifico o attraverso le pagine dei giornali è certamente importante”, afferma Claudio Cutuli, “ma sono convinto che apprendere attraverso le emozioni possa creare una maggiore empatia con il mondo che, in tutte le sue forme, ci accoglie. Le pagine della Terra sostiene autori e editori che mettono l’ambiente e la sostenibilità al centro delle loro pubblicazioni per accrescere la consapevolezza dei mutamenti che stiamo vivendo. I tre bellissimi libri scelti ci ricordano ancora una volta che nessuno può voltarsi dall’altra parte: lo urlano le montagne, le api e gli animali aggrediti nel loro habitat naturale. Fino a quando non riusciremo a considerarci parte integrante di un universo complesso non potremo mai vivere appieno la nostra felicità e progettare il nostro futuro”.
Della stessa idea è anche Ermete Realacci, che puntualizza: “La terna che quest’anno abbiamo scelto rappresenta esattamente lo spirito di questo premio letterario, il primo che ha saputo mettere al centro del romanzo l’ambiente. I tre finalisti raccontano, attraverso le pagine dei loro libri, elementi salienti della questione ambientale che non si può risolvere soltanto sul terreno scientifico o politico. Per rendere desiderabile il cambiamento si deve toccare anche una corda diversa da quella meramente razionale: si devono suscitare emozioni. Ecco, da questo punto di vista il romanzo, la letteratura e le suggestioni sono essenziali”.
“Siamo alla terza edizione del Premio “Le pagine della terra” e annoto con soddisfazione che i libri ricevuti iniziano a rappresentare un piccolo immaginario del “racconto ambientale” dove per racconto si intende una storia di esseri umani a contatto con la natura”, sottolinea Enrico Vanzina. “Nel caso dei tre finalisti di questa edizione, scelti da una attenta giuria, si tratta di vicende esemplari: la sparizione di un ghiacciaio, la saga di una famiglia dedita all’apicultura e l’intrusione di un mondo selvatico nelle comunità urbane. Tre modi di narrare l’evoluzione dell’uomo alle prese con le trasformazioni dell’ambiente. Tre vicende che emozionano il lettore senza mai scivolare nella saggistica pura. Questo Premio, infatti, cerca di accendere un faro sulla narrativa delle emozioni piuttosto che sulla divulgazione di punti di vista ideologici o scientifici”.
La cofondatrice del Premio, Vera Slepoj, ribadisce: “Una terna bellissima perché c’è’ tutto il mondo emotivo che ci riguarda, la storia dell’umanità dentro il pericolo di perderne l’esistenza – le api e i ghiacciai ne sono un esempio. Romanzi diversi ma con lo stesso fine, raccontare il rischio di una fine dell’equilibrio tra uomo e natura”. E aggiunge: “Quest’anno nei libri e nel mondo dell’editoria si sta muovendo una nuova consapevolezza, è la coscienza collettiva che inizia a voler dar voce al grido di dolore della terra”.
Ecco nel dettaglio i tre libri finalisti.
Sogno bianco (Rizzoli, 2022)
Hai sognato, ne sei certo, ma non riesci a ricordare nulla. È il sogno bianco. Andrea Darman conosce quella sensazione fin da bambina. Ora che – dopo anni di reclusione per le sue attività ribelli – torna sulle montagne dove è nata, tutto le sembra destinato all’oblio. Non troverà nessuno ad attenderla, e della neve e del ghiaccio che le parevano eterni non resta che una striscia. Su per quei sentieri, Andrea rivive un rito antico. Non sa com’è iniziato, oltre un secolo prima, quando la storia della sua famiglia si è intrecciata a quella del più importante ghiacciaio italiano. È il 1917: il primo Andrea sale, insieme a centinaia di giovani, sul fronte innevato dove il vero nemico è il ghiacciaio. Con la sua Maria nel cuore, chiuso in una roccaforte costruita nella pancia del monte, fa i conti con il terribile prezzo della guerra. Alla fine degli anni Ottanta l’assedio turistico ha cambiato faccia alla montagna: gli impianti, la faraonica funivia, famiglie e comitive che invadono le piste. Andrea – il nipote del soldato – è un maestro di sci solitario, innamorato della donna sbagliata, che prova a mandare giù il mito del progresso e i suoi effetti. Quelli che vive sulla propria pelle l’ultima Andrea, alla fine di tutto. In questo romanzo unico nel panorama italiano Romagnoli inventa una nuova epica umana e ambientale, e ci porta al cuore del nostro rapporto con la natura che cambia. Un libro che illumina, in un presente scosso da mutamenti spaventosi, ciò che nel passato non abbiamo saputo vedere e quello che nel presente possiamo ancora salvare.
Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) è autore di romanzi e saggistica narrativa. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo Navi in bottiglia (Mondadori, 1993), finalista al Premio Campiello, L’artista (Feltrinelli, 2004), Solo bagaglio a mano (Feltrinelli, 2015), Senza fine (Feltrinelli, 2018) e Cosa faresti se (Feltrinelli, 2021). È inoltre una delle firme più importanti del giornalismo italiano. A lungo inviato per La Stampa, direttore di GQ e Rai Sport, è ora editorialista de la Repubblica.
La vita segreta delle api – Storia indomita di un addomesticamento volontario che ha cambiato il mondo (Longanesi, 2023)
«Le api sono l’unico essere vivente del pianeta che è stato in grado di lasciarsi ’addomesticare’ dall’uomo, continuando a mantenere praticamente intatto il proprio istinto selvatico. Non è un primato eccezionale?»
Vivono appena quaranta giorni ma il loro contributo alla vita sulla Terra è fondamentale. Gli antichi credevano che le api avessero un collegamento diretto con il sole e non è un caso che fossero nelle insegne del Faraone d’Egitto. Ma quando Marco si è avvicinato per la prima volta a un’arnia –con gli occhi affamati anche del più minuto gesto compiuto dal nonno apicoltore – queste cose non le sapeva, sono arrivate solo con il tempo. Prima, subito, c’è stato il profumo di miele e cera, che è entrato nel cuore e non se ne è più andato. Gli anni hanno trasformato quel colpo di fulmine in una passione e un lavoro fatti di pazienza, amore e rispetto per la natura – un mestiere antico, ormai minacciato dalle condizioni ambientali e climatiche.
Marco Valsesia oggi gestisce una sessantina di arnie, alleva api regine e usa i social per raccontare a quante più persone possibili come funziona un alveare, straordinario «superorganismo» vivente. Nel suo primo libro, sorprendente taccuino di un giovane naturalista, ricco di notizie e poesia, traccia un ritratto di prima mano della «vita segreta» delle api ma anche della loro vita «sociale», che potremmo definire di relazione con l’essere umano. Queste pagine sono una vera scatola delle meraviglie da cui emerge una intensa e commovente riflessione filosofica ed ecologista sulle api, la natura e il ruolo che l’uomo dovrebbe – e potrebbe – svolgere nel salvaguardare un mondo che sta lentamente, inesorabilmente scomparendo.
Marco Valsesia (Borgomanero, 1992) ha studiato come perito meccanico e attualmente lavora in un’azienda aeronautica di Sesto Calende. Ha ereditato dal nonno la passione per le api e fin da bambino ha esplorato i segreti di una specie fondamentale per la vita sulla Terra. Da qualche anno affianca al proprio impiego l’antico mestiere di apicoltore e a Santa Cristina, il piccolo paese del Piemonte orientale dove abita, cura oltre 60 operosissime arnie. Sul suo profilo Twitter (@marco_valsesia) migliaia di follower seguono le imprese dei suoi alveari, che durante la stagione vengono spostati in diversi luoghi per seguire il flusso delle fioriture.
Bestiario selvatico – Appunti sui ritorni e sugli intrusi (La nave di Teseo, 2023)
Gli esseri umani hanno vissuto da sempre fianco a fianco con gli animali. Con alcuni, addirittura, conviviamo da millenni. Al contrario, da quando la nostra società si è fatta più cittadina e industriale, abbiamo quasi perso il contatto con quelli che chiamiamo selvatici. Della loro presenza, anche quando frequentiamo gli stessi spazi, spesso nemmeno ci accorgiamo. Il mondo che popolano, però, è anche il nostro e l’influenza dell’uomo sull’ambiente che lo circonda ha portato a cambiamenti enormi, anche per quegli animali che, all’uomo, sfuggono.
Anche nel nostro territorio possiamo trovare innumerevoli animali alloctoni, ossia intrusi, inseritisi più o meno a forza in un ambiente che non era il loro con conseguenze diverse e imprevedibili sull’ecosistema, ma anche sull’economia di interi paesi e regioni. Oltre a questo sperimentiamo con sempre maggior evidenza una serie di ritorni inaspettati. Animali selvatici che ritenevamo scomparsi per sempre dalle nostre parti sono tornati ad abitarle, approfittando dello spopolamento delle zone montane e rurali o adattandosi ai nuovi contesti.
In Bestiario selvatico Massimo Zamboni va alla ricerca di questi animali e degli uomini che con loro hanno a che fare. Li osserva e li racconta, aiutato dai disegni di Stefano Schiaparelli, con la passione del naturalista, l’occhio attento dell’artista e la penna del grande scrittore, trasformando le loro storie in una metafora del nostro vivere.
Massimo Zamboni è nato a Reggio nell’Emilia nel 1957. È musicista, cantautore e scrittore. È stato chitarrista e compositore del gruppo punk rock italiano CCCP e dei CSI. Ha pubblicato: Emilia parabolica. Qua una volta era tutto mare (2002); Il mio primo dopoguerra. Cronache sulle macerie: Berlino Ovest, Beirut, Mostar (2005); In Mongolia in retromarcia (2009); Prove tecniche di resurrezione (2011); L’eco di uno sparo (2015). Anime galleggianti. Dalla pianura al mare tagliando per i campi (con Vasco Brondi, La nave di Teseo, 2016), Nessuna voce dentro. Un’estate a Berlino Ovest (2017), La macchia mongolica (2020), La trionferà (2021) e, insieme a Giovanni Lindo Ferretti, Il libretto rozzo di CCCP e CSI (2022).