Napoli – Quando nell’estate del 2013 l’arrivo sulla panchina del Napoli di Rafa Benitez alzò l’asticella della società partenopea, che cercava di ampliare i propri orizzonti dopo l’addio di Walter Mazzarri, nessuno si sarebbe aspettato che il vero protagonista della storia recente azzurra sarebbe sbarcato senza quasi ricevere attenzioni. Dries Mertens fu uno dei tanti acquisti di quell’estate effettuati da parte dell’allora direttore sportivo Riccardo Bigon, ma il suo ingaggio fu appena percepito dall’ambiente, visti gli arrivi in contemporanea di Gonzalo Higuain, Raul Albiol, José Maria Callejón e Pepe Reina, grandissimi calciatori volti a portare il Napoli più in alto. Il tecnico spagnolo, che si dimostrò subito innamorato della città, aveva però voluto come ulteriore rinforzo il piccolo folletto belga che già si era fatto notare giocando contro il Napoli in Europa League vestendo le maglie dell’Utrecht e del PSV Eindhoven.
Mertens, che nei suoi anni nel campionato olandese si era sempre disimpegnato da ala sinistra, arrivava quindi a competere con Lorenzo Insigne, giovane napoletano arrivato un anno prima a difendere i colori della sua squadra del cuore e inizialmente titolare indiscutibile. Nessuno avrebbe potuto immaginare che da quel momento in poi due rivali per il posto da titolare in campo sarebbero non solo diventati compatibili e decisivi ma avrebbero stretto un legame di amicizia indissolubile che dura ancora oggi. Il belga, che ha rinnovato con il Napoli l’estate scorsa dopo la corte dell’Inter, oggi grande favorita alla vittoria dello Scudetto secondo le scommesse sul calcio online, è inoltre il più grande cannoniere della società partenopea. Il tutto dopo aver militato senza sosta in azzurro dall’inizio della stagione 2013-14 senza mai dare adito a voci di mercato che lo volevano lontano dal golfo. Inizialmente concorrenti per un posto da titolare con Benitez, che in effetti li ha spesso alternati nella posizione di esterno sinistro d’attacco, il belga e il napoletano sono oggi i dioscuri azzurri. La loro intesa assoluta si è costruita nel tempo e sulla base della stessa squisita tecnica di base, che rende i due estremamente compatibili nel fraseggio palla a terra e nelle combinazioni strette dalla metà campo in su.
La svolta nella loro relazione dentro e fuori dal campo arrivò con la presenza di Maurizio Sarri sulla panchina del Napoli. Nel 4-3-3 disegnato dal tecnico toscano, inizialmente, Insigne era il titolare dell’out sinistro e Mertens era solito subentrare. Tuttavia, in seguito all’infortunio di Arek Milik nell’ottobre del 2016, l’allora allenatore azzurro ebbe l’idea di effettuare un esperimento tattico, lanciando il belga come punta centrale sfruttandone il movimento e la concretezza dal punto di vista realizzativo. Una scelta che, da quanto affermato dallo stesso Mertens, ha cambiato la vita dell’attaccante belga, rendendolo uno straordinario e molto efficace terminale offensivo nonostante le piccole dimensioni.
Oggigiorno Insigne e Mertens rappresentano la continuità assoluta del goal che parla napoletano. Capaci di intendersi alla perfezione l’uno con l’altro, sono la grande speranza dell’attuale tecnico partenopeo Rino Gattuso nel rush finale di una stagione 2020-21 nella quale ancora non tutto sembra perduto.