NAPOLI — Napoli è famosa per tante ragioni: per il suo patrimonio storico-artistico, per la bellezza del suo golfo e il panorama del Vesuvio, per la sua cucina, per il suo folclore, per le sue tradizioni culturali e chi più ne ha più ne metta. Un’altra peculiarità della città partenopea è ad esempio il suo piano urbanistico. Ne scriveva anche la romantica Matilde Serao all’inizio del Novecento: Napoli è ricca di vicoli e vicoletti. Stradine strette e anguste in cui spesso non arriva nemmeno la luce del sole. Tra i più noti non è possibile dimenticare il famoso Vico del Cerriglio che, a detta di molti, è il vicolo più stretto di Napoli. La sua celebrità è però collegata anche e soprattutto alla biografia di Caravaggio.
La stradina è situata al centro storico, non distante dal vicolo di Santa Maria La Nova. Un tempo, quando il mare arrivava fino alle mura della città, era abbastanza vicina anche al porto. Il nome del vicolo deriverebbe da un gruppo di querce dette “ceriglie” in napoletano. Pare che questi alberi delimitassero l’antico quartiere durante il Medioevo. Intorno al 1300 nel vicolo fu inaugurata l’omonima Locanda del Cerriglio che ancora oggi è aperta al pubblico. Nel corso dei secoli molti intellettuali e personaggi storici hanno mangiato presso i suoi tavoli. Per esempio Giambattista Basile, Benedetto Croce, Antonio Genovesi e, appunto, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Alcuni usavano addirittura l’espressione “lo cerriglio incantato”.
Caravaggio approdò a Napoli nel 1606 per la prima volta. Affascinato dai Quartieri Spagnoli, realizzò nella città partenopea alcuni dei suoi capolavori più importanti. Nel presente conserviamo a Napoli soltanto tre opere del maestro: “Le Sette opere di Misericordia” (conservate presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli), “La Flagellazione di Cristo” (presso il Museo di Capodimonte) e “Il Martirio di sant’Orsola” (esposta presso le Gallerie d’Italia in via Toledo). Dopo Napoli, Caravaggio soggiornò per un breve periodo a Malta. Infine ritornò nella città partenopea nell’estate del 1609. Proprio nella notte del 24 ottobre di quell’anno l’artista milanese fu aggredito quasi a morte nel famoso vicolo.
Uscì dalla Locanda del Cerriglio e fu picchiato da quattro uomini. I malviventi gli sfregiarono il volto con un coltello. Lo aggredirono con tale brutalità che, inizialmente, si pensò che Caravaggio fosse morto. Fortunatamente intervenne il taverniere della Locanda che chiamò subito le forse dell’ordine dell’epoca. I quattro uomini sparirono nel nulla. Ancora oggi gli storici non sono sicuri delle ragioni che mossero le intenzioni degli aggressori. Probabilmente si trattò di un insulto d’onore. Fatto sta che percorrere oggi il Vicolo del Cerriglio, a conoscenza di questi fatti storici, evoca una grande suggestione, come se l’aria vibrasse.
Di Valentina Mazzella