di Mario Civitaquale
Napoli Il Napoli impatta sul muro del Chievo per un inatteso 0-0 in un San Paolo gremito, nonostante la pioggia.
Che cosa è successo?
Ha inciso il “momento della partita” tra la sosta per le Nazionali e l’impegno di Champions. Certo incontrare PSG o Liverpool ha il suo fascino. Ma contro la Stella Rossa ci si gioca la qualificazione. Tutt’altra importanza rispetto al fascino.
Testa alla Champions e viaggi intercontinentali alle spalle allora?
Si ma non basta.
Ha inciso l’avversario. La classifica mente.
I clivensi hanno dimostrato anche oggi come il loro problema sia sempre stato solo mentale. Considerando infatti che non hanno ancora incontrato Lazio e Inter, le tre più belle prestazioni le hanno offerte, escludendo oggi, contro la Juve alla prima, costringendola ad una vittoria al 90’, e contro la Roma per un 2-2 finale all’Olimpico.
In più si aggiunga il cambio di allenatore che dà sempre una scossa e le grandi capacità di Di Carlo e si spiega perché il Chievo non poteva essere quello visto sinora, vantando una squadra sicuramente non eccelsa ma comunque da salvezza tranquilla.
Avversario ostico allora?
Si ma non basta.
Ciò che ha veramente portato al pareggio del San Paolo sono state le scelte di Ancelotti, forse per la prima volta vero colpevole.
Il tecnico sino ad ora aveva sempre avuto ragione, dall’inizio o nei cambi. Oggi no.
Al Napoli è mancata la luce.
Non si può prescindere contemporaneamente dai due centrocampisti di maggior tecnica in rosa: Hamsik e Fabian Ruiz.
O meglio lo si può fare. Ma dopo quel primo tempo si era capito che il problema era li’.
Mancava il cervello. Giocate tutte “lette” o banali, verticalizzazione lente, scelta sempre del passaggio più facile.
Ecco cosa ha inciso nel pareggio di oggi.
Va anche detto che certe partite si vincono pure con la fortuna; e il Napoli di fatto ha preso due pali e la spinta di Obi su Callejon in area non era proprio regolamentare per usare un eufemismo…
Fatto sta che si prende un solo punto laddove ne andavano presi tre.
O forse no, perché l’Inter può perdere, come può perdere la Lazio e come spesso fa la Roma.
La Juve? Basta, fa un altro campionato.