Ebbene, oggi è San Faustino. Anche San Valentino è passato. Del resto ci avvisavano da giorni soprattutto i negozi con le loro vetrine decorate a tema e la quantità di cuori e frasi melense quadruplicate nelle pubblicità televisive e non. San Valentino: non solo il giorno probabilmente di maggiore vendita di Mamma Perugina nel corso dell’anno. E nemmeno solo la data che rammenta che ormai ci siamo definitivamente addentrati anche in questo nuovo anno. Della serie “È già febbraio: quanto scorre in fretta il tempo!”.
Se San Valentino è soprattutto il dí in cui ci si può abbandonare al romanticismo, San Faustino, patrono dei single, è almeno il giorno perfetto per filosofeggianti riflessioni sull’amore in generale. E noi per quest’oggi abbiamo scelto il quesito: ma è proprio vero che il primo amore non si scorda mai? Mito o verità?
Statisticamente parlando, oggi – si sa – è sempre meno frequente che le persone sposino il primo amore. Giocano sempre più fattori storico-sociali su cui non ci dilungheremo, come ad esempio l’università e la ricerca di un lavoro che posticipano di molto il matrimonio rispetto al passato. Sempre meno persone oggi scelgono di condividere la propria vita con l’amore dell’adolescenza. Eppure persevera tuttavia la tesi secondo cui il primo batticuore sia indimenticabile e soprattutto ineguagliabile.
Come mai? Approfondiamo in breve cosa si attivi in noi dal punto di vista medico quando si viene travolti da sentimenti romantici. La psichiatra Donatella Marazziti, docente di psichiatria presso l’Università di Pisa e autrice del libro “La natura dell’amore” (Rizzoli), spiega che, scientificamente parlando, durante il primo forte innamoramento nel cervello si attivino le zone mesencefalice e quella del grigio periacqueduttale, piena di recettori oppiacei che ne fanno una sorta di area di controllo del dolore. Nello specifico: “L’amigdala fa da ‘direttore d’orchestra’ e narcotizza i circuiti neuronali, provocando una tempesta biochimica che ci sconvolge. Vengono coinvolte anche le aree legate al funzionamento dei visceri. È per questo che sentiamo le cosiddette ‘farfalle nello stomaco’”.
A quanto pare il medesimo processo può tranquillamente entrare in azione anche dopo i vent’anni. Anche tre o quattro volte nella vita. E indovinate? Addirittura sortendo un effetto più forte perché il cervello sarà dal punto di vista neurologico maggiormente maturo e sviluppato e questo incide. Tuttavia la componente emotiva che riveste di leggenda il primo amore risiede del ricordo della prima delusione. È questa che in realtà contribuisce a renderci forti, che ci aiuta a crescere e a capire le dinamiche sentimentali dei rapporti di coppia. Dopo la fine del primo amore si inizia a comprendere che la chiusura di un sogno è possibile e di lì è tutto in discesa: impariamo ad affrontare con più o meno disinvoltura le delusioni successive. Eppure la scottatura del primo amore resta perché, essendo stata la prima, è quella per il cui superamento abbiamo necessitato di maggiore sforzo. Ed è quella, la delusione, dunque che costruisce inconsciamente il mito e riveste di nostalgia un ricordo.
Appunto: riveste di nostalgia un ricordo. Magari ritoccandolo anche qua e là. La verità è che in fondo “il primo amore non si scorda mai” è un concetto che dipende molto soprattutto dal tipo di esperienza e dalle ragioni che hanno condotto due persone alla separazione. A conti fatti però in realtà il primo amore nel presente sarebbe spesso inadeguato, come il classico esempio della vecchia maglia che, per quanto bella può essere, non ci entra più perché siamo dimagriti, ingrassati, abbiamo nuovi gusti nel vestire… siamo cambiati. Pertanto lunga vita ai nuovi amori!
Di Valentina Mazzella